Dente: «In una canzone ho messo sei artisti: è la mia risposta sarcastica all'orgia dei featuring. È una follia»

Il cantautore fidentino pubblica il nuovo album Hotel Souvenir: «Il nuovo disco è l'albergo dei miei ricordi». Nel disco i Selton, Fulminacci, Colapesce, Dimartino, Ditonellapiaga, Giorgio Poi, i Post Nebbia e VV (Viviana Colombo)

Dente: «In una canzone ho messo sei artisti: è la mia risposta sarcastica all'orgia dei featuring. È una follia»

di Rita Vecchio

Dente, partiamo da Hotel Souvenir, il titolo. 

«Partiamo dalla cosa più difficile da trovare (sorride, ndr). E’ la traduzione stupidotta dal francese che ho usato per indicare un luogo mentale accogliente in cui albergare i ricordi».  

Perché i ricordi? 

«Perché noi siamo il risultato di ciò che siamo stati. Ed è giusto trattarli bene, sia quelli belli che quelli scomodi». 

E i suoi come sono, più belli o più scomodi? 

«Ho ricordi a metà. Semplifico dicendo che la mia vita ha cominciato a piacermi da quando ho iniziato a fare musica». 

 

Uscirà venerdì 7 aprile: musicalmente, che disco è?

«Più sporco e meno carico rispetto agli ultimi, senza riempitivi. Volevo fare un disco che suonasse nel presente, nonostante riascoltandolo ritrovi i miei dischi più indietro nel tempo. Mi viene in mente “L’amore non è bello”. Ci sono strumenti classici (pianoforte, violino e violoncello, fiati) usati senza doppiaggio, ricompare la chitarra acustica». 

In un'unica canzone, "Il mondo con gli occhi", ha messo dentro Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV (all’anagrafe Viviana Colombo), Ditonellapiaga e Dimartino. Cito le sue parole: «E' sarcastica risposta all’orgia dei feat. del mondo trap». 

«Tutto vero. Purtroppo oggi si è entrati nella modalità di mettere nei dischi collaborazioni per aumentare gli stream, e io ho voluto fare alla mia maniera mettendone dentro sei. Non ho capito ancora se questo mi gioverà. E’ una cosa folle, lo so». 

E i 6 artisti che hanno detto?

«Erano entusiasti. Poteva uscire una schifezza, e invece…»

La follia paga?

«La follia (a volte) paga».

Lei parla di meccanismi che l’hanno inchiodata al palo: sono le classifiche?

«Mi riferivo alla vita. Non mi piace parlare di canzoni nelle mie canzoni (sarebbe come scrivere una poesia che parla di poesia). Sono i rapper che lo fanno». 

E un cantautore come lei che fa?

«Pensa che i numeri stanno omologando gli artisti facendoli giocare un campionato unico: sono trattati allo stesso modo dalle case discografiche, quando invece ogni artista è diverso. Si chiede di arrivare a riempire palazzetti, quando ci sono artisti che fanno buona musica ma che vivono in locali che pur avendo dignità sono piccoli. E se tu discografico non lo capisci, non puoi fare questo lavoro. Oggi non c’è cura, c’è lo scopo». 

Che pensa della musica indipendente (che non c’è più)?

«Che è un peccato perché il campionato unico di cui sopra ha distrutto pure l’underground. Tutto va nella stessa direzione e gli artisti fanno musica più per piacere agli altri  (che poi è in generale il grande male del nostro tempo)». 

Apre il disco “Dieci anni fa”: come era Dente 10 anni fa?

«Più giovane, con la barba nera e più spavaldo.

Saliva sul palco tranquillo mentre oggi ha l’ansia di prestazione. Forse ha paura delle aspettative, ma bisogna dirgli che non serve averne troppa e che basterebbe essere più consapevole della strada fatta». 

Traccia n. 8, "L'abbraccio della Venere": trova davvero sexy i fallimenti?

«Ebbene, sì. A volte ci piace crogiolarci nei fallimenti e nella tristezza. Quando bisognerebbe affrontare le difficoltà. C’è dentro tutta l’idea del perdente figo (ride, ndr)». 

Un suo fallimento?

«Sono troppi… Però quelli su cui non mi sono seduto sono stati quelli durante la carriera».

Un esempio.

«Quando ho pubblicato "Canzone per metà”, disco che andava volutamente controcorrente. Era il 2016, anno in cui la musica virava verso il mainstream e io sono uscito con il disco meno main che ci potesse essere. In quel momento storico, è stato un errore». 

E’ sceso mai a compromessi? 

«No, nella musica mai. Mi sono sentito libero, non c’è mai stato un discografico che è entrato in studio a dirmi che dovevo fare in un altro modo. E se fosse successo,  avrei continuato a fare di testa mia».

A un certo punto del disco, si immagina "Presidente”. 

«Affronto il tema dell’eutanasia, il diritto più grande che un uomo dovrebbe avere e che in Italia non ha, e invoco la pace anche per chi tace». 

Canta l’amore ma qui c’è attualità e politica. Chi tace sono anche gli artisti?

«Il paragone con gli anni ’60 o ’70 non è possibile farlo. In quegli anni era tutto politico e gli artisti ne erano la voce. Cosa anacronistica oggi. Non esiste più il dovere comune di farlo». 

Con il “prendersi cura di sé” a cosa si riferisce?
«Alla salute mentale. Ne ho sofferto e mi ha fatto scrivere tante di queste canzoni dell'album. Ne sono uscito (grazie a una terapia psicologica)». 

E’ rimasto dell’idea che il palco di Sanremo vada preso con leggerezza?

«Assolutamente sì».

Aveva rimandato dei brani ad Amadeus?

«Anche qui, la risposta è sì».

Facciamo un appello al direttore artistico? 

«No, nessun appello. Se le canzoni gli piacciono, vado. Altrimenti, no. Non è obbligatorio».

Un singolo si intitola “Cambiare idea”: lei cambia idea?

«Qualche volta sì. Credo sia sano e intelligente. Mi fa paura la gente che non cambia mai idea». 

In “Un viaggio nel tempo" è Dente che parla al suo alias di nascita, Giuseppe Peveri? 

«Sì. Gli dice un sacco cose, ma gli dice anche di dimenticarle perché a 47 anni sarà comunque felice. E io da buon pensatore, non faccio fatica a dimenticare». 

IL TOUR 

Dente sarà live dal 4 maggio: 

4 maggio Bologna - Locomotiv

11 maggio Roma - Monk

12 maggio Firenze - Viper

27 maggio Milano - Mi Ami

9 giugno Torino - Hiroshima


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2023, 11:58
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