Dente, Hotel Souvenir - LA RECENSIONE

Dente, Hotel Souvenir - LA RECENSIONE

di Rita Vecchio

Anche la follia merita i suoi applausi. Se la Merini ne ha fatto un postulato poetico, Dente l’ha messa in musica. Hotel Souvenir è l'album: dieci tracce in cui sincerità e disillusione sono la corteccia della stessa attitudine di Dente, pensatore musicista che non vuole riempire o scendere a compromessi, per sua stessa ammissione. Si sentono gli esordi da militante chitarrista nelle formazioni rock e new wave, prima che si facesse travolgere dalla carriera solista che ha fatto capolinea con “Almanacco del giorno prima”, ”Canzoni per metà” e “Dente”, uscito tre anni fa. Tornano la chitarra acustica e l’essenzialità dei testi la cui orecchiabilità, oltre che dalla musica in sé, mantiene i punti fermi: giochi di parole, filastrocche (“dire fare baciare lettera testamento”) e le allusioni alla letteratura. Il “se questo è un uomo” dei versi fa da ponte di collegamento con la copertina disegnata da Andrea Ucini: un cubo in cui un uomo in solitudine si affaccia alla vita. “Cambiare idea”, “La vita fino a qui” e la bossa nova “Allegria del tempo che passa" (con il coro dei Selton), sono i tre singoli che hanno aperto la strada all’album, in uscita il prossimo 7 aprile,  prodotto da Federico Nardelli (Emma Marrone, Gazzelle, Ultimo, Francesca Michielin, Ligabue, Colapesce Dimartino di “Musica leggerissima”), musicista che nel disco suona anche. Gli strumenti non mancano. Sax, flauto traverso, pianoforte, organo (Enrico Gabrielli), il violoncello (Felix Thiemann), gli arrangiamenti di Flavio Gonnellini (registrati a Berlino). Ci sono brani gap delle sonorità precedenti, vedi “Discoteca solitudine”. C’è sana follia, anzi «è sarcastica risposta all’orgia dei feat. del mondo trap» anche quando in un’unica canzone, "Il mondo con gli occhi", mette dentro Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV (all’anagrafe Viviana Colombo), Ditonellapiaga e Dimartino.

Autobiografia introspettiva, che dalla stanza dei ricordi lo fa affacciare all’attualità. Si prende cura di sé (il tema è la salute mentale di “Cambiare idea”) e invoca al diritto più forte, l’eutanasia (“Presidente”). L’idea del perdente figo lascia posto alla rivalsa, almeno nella sua musica. Anche qui a guidare è la follia: in “La vita fino a qui”, l’inizio battistiano lascia spazio alla strumentazione orchestrale che ricorda i film anni ’40  per chiudere col beat di batteria che lo riporta al presente, con la voce di Carlo Corbellini dei Post Nebbia. A ricorrere più spesso è la parola vita: la vita vera, quella da ricominciare, quella che vola veloce. E che passa e che racchiude nel messaggio finale (”Un viaggio nel tempo”): “la tua vita non sarà poi così male come pensi".  Anzi, “Urla quanto vuoi, E ridi più che puoi”. Che poi, è la chiusura felice al tutto.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2023, 11:56
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