"Il Club 27? un falso mito", lo studio
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"Il Club 27? un falso mito", lo studio di una psicologa spiega il perché

di Enrico Chillè
Un talento dannato, una vita sregolata, e una morte giunta per tutti nello stesso momento.





Il Club dei 27, coniato all'inizio degli anni '70 in seguito alle tragiche morti di mostri sacri della musica mondiale all'età di 27 anni, continua ad arricchirsi. Non siamo più ai livelli di Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, morti tutti alla stessa età nel giro di due anni esatti, ma tanti musicisti, anche di fama mondiale, si sono aggiunti al Club. Come poter dimenticare, d'altronde, il leader dei Nirvana Kurt Cobain o la cantante britannica Amy Winehouse? Tutto questo senza citare altri musicisti, seppur meno noti, morti anch'essi a 27 anni.



Un sorprendente studio realizzato da una psicologa australiana, Dianna Theodora Kenny, tuttavia, smentisce il falso mito dei 27 anni come età di morte più comune tra i musicisti. I dati non mentono, anche se è innegabile come tra gli artisti del Club 27 ci siano soprattutto le leggende della storia della musica. La dottoressa, che lavora presso l'università di Sydney, ha infatti analizzato tutti i dati relativi a oltre 12600 musicisti deceduti tra il 1950 e il 2014, scoprendo che la maggior parte di questi è morta all'età di 56 anni.











Altri dati molto interessanti dello studio emergono incrociando le cause di morte e il genere musicale. Si viene così a scoprire che i musicisti blues tendono a morire per problemi cardiocircolatori, così come artisti del country e del R&B. Le morti accidentali e i suicidi sono invece frequenti soprattutto per quanto riguarda il rock, il metal e il punk. Da notare, invece, come la morte per infarto non sia comune tra gli artisti rap e hip-hop, ma oltre la metà di loro sono morti assassinati.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Aprile 2015, 16:00
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