Baustelle, la forza del rock: «"Elvis" è una rifondazione, se non ci fosse stato ci saremmo sciolti»

La band toscana pubblica il nono album in studio che uscirà il 14 aprile: «Poesia, gospel, black music e no all'omologazione». Sound e musicisti nuovi, jam session e scrittura collettiva, la poesia di Montale e Houellebecq, la politica, l'antifascismo, il sesso e l'attualità. Sold out alcune date live.

Baustelle, la forza del rock: «"Elvis" è una rifondazione, se non ci fosse stato ci saremmo sciolti»

di Rita Vecchio

Basterebbe a volte ricordarsi di una frase di Marilyn Manson: «Le cose devono arrivare a un punto di estremismo per poter rinascere, così che possiamo di nuovo apprezzarle». Per i Baustelle, l’estremismo è arrivato. E quel rock coerente della band toscana, che sa cambiare pur di non annoiarsi, fa capolinea su “Elvis”, dove il tributo all’uomo che ha “commercializzato" questo genere musicale è solo il pretesto per ricominciare da capo e mettere nero su bianco le nuove tracce dell’album che uscirà il 14 aprile. Non si azzera l’essenza e l’anima del trio formato da Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, giunti al nono album in studio. Compaiono il predicatore e il coro gospel, non mancano il citazionismo e i temi come depressione, sesso, morte, spiritualità, c'è il pensiero nichilista e ironico, c'è la poesia di Montale, Magrelli, Houellebecq. Si torna semplicemente a quelle origini in cui «ci sono persone che suonano insieme», in cui tra jam session e scrittura collettiva, Elvis diventa una «rifondazione, tant'è che se non ci foste stato, ci saremmo sciolti definitivamente».

 

Insomma, fortuna che è arrivato Elvis, perché da chi canta di betabloccanti…

«Non ce lo si aspetta? Anche i Baustelle erano arrivati al punto in cui si sono dovuti riempire di stimoli e di musicisti nuovi. Il betabloccante è indicativo di essere un rocker di una certa età (ridono, ndr). In una prima idea demenziale, il disco doveva essere un po’ rock, un po’ sexy e per la prima volta con la voce all’unisono di maschio femmina. Non ha funzionato. Il risultato è un insieme di rock, blues, gospel, black». 

Elettronica al minimo, sintetizzatori quasi zero: come è il rock dei Baustelle calato nella dimensione contemporanea?

«Deve essere deviante. Il rock è azione, anche se i tempi spingono verso il contrario e verso una musica che rassicura. Il rock è tornato in classifica (vedi i Måneskin). Il rock oggi non sembra morto e gode di buona salute». 

Il disco parte in quinta, con “Andiamo ai rave”.

«Sì, ma il testo è stato scritto prima del dibattito politico. Musicalmente è nato da un giro armonico di Rachele. Si critica il sistema che costringe ragazzi fragili di un mondo caotico al divertimento a tutti i costi, per non guardare il vuoto dentro». 

E’ un no ai rave? 

«E’ un no all’omologazione. La società è una giungla, preoccupa non avere alternative. Il rave è interessante come aggregazione sociale, ma può diventare un posto squallido di disperati che non hanno altre possibilità per sfogare la voglia di libertà». 

Prima di Elvis, l’esperienza solista. Cosa vi ha insegnato?

«Indipendenza e collaborazione, termini apparentemente opposti e ambivalenti. Capisci che non ti puoi adagiare e che non hai salvagenti. Abbiamo imparato a imparare dalle persone, abbiamo capito il valore del lavorare insieme pescando dall’ignoto, dove per ignoto si intendono persone nuove di cui fidarsi». 

E per persone nuove chi si intende?

«Le nuove generazioni di cui spesso oggi si parla in modo denigratorio, di cui si dice che fanno musica di m… E invece, i giovani non solo sono tecnicamente molto più professionali di quanto non lo fossimo noi alla loro età, ma sono pure più bravi a considerare la musica come un mestiere. Perché la musica è un mestiere, fin dai tempi più sballati dei Rolling Stones, non è arte piovuta dal cielo». 

Infatti, nel coro finale di “Nel regno dei cieli” pregano, tra gli altri, Lucio Corsi, Coma_Cose e Dimartino

«Sono alcuni amici che sono passati a trovarci in studio e che nel finale a sorpresa con stomp, tipo Bo Diddley, con pianoforte e Hammond in delirio, cantano con noi. Con i Coma_Cose abbiamo duettato nella serata delle cover all’ultimo Sanremo. Ci siamo molto divertiti». 

"Charlie fa surf” è stato scelto da Sethu che con Bnkr44 l’ha cantato sempre nella serata ospiti. Che effetto vi ha fatto ascoltarlo?

«Ci ha fatto piacere. Dimostra che il nostro pubblico si sta allargando».

Ma l’idea di partecipare pure voi, non vi è passata per la mente? 

«No, abbiamo costruito un percorso che, con coerenza, alla fine paga. E’ giusto che lo faccia chi è più televisivo». 

Non vi alletta nemmeno il Festival della seconda decade definito “rivoluzionario”?

«Rivoluzionario è una parola grossa. Semplicemente, da qualche anno, ci sono autori bravi che  hanno portato dentro una musica più attinente al mercato. Ci sono stati tanti Sanremo un po’ da vecchi, dove i cantautori non volevano andare. Ma nonostante questa apertura, Sanremo resta distante dalla nostra sensibilità: il meccanismo televisivo e la gara, sono molto lontani da ciò che sentiamo. Non è il nostro palco. Avremo meno pubblico di quello di Mengoni, ma  non fa niente». 

E’ per lo stesso meccanismo che il brano di Anna Oxa, firmato anche da Bianconi, è stato criticato?

«Non lo so. Sanremo resta uno spettacolo televisivo e la componente dell’apparire è predominante. Ora più di prima è tv nell’era dei social, è evento mediatico.

Non è solo il festival della canzone, ma è il festival della social tv». 

Se c’è un tema che oggi va di moda e che voi cantate fin dai primi dischi, questo è la depressione. Restando nel giro Festival, c'erano tre canzoni in gara. Cosa è, coraggio? 

«E’ rock. Da una parte c’è il coraggio, ma dall’altra c’è il cercare qualcosa per stupire. A Sanremo era funzionale per distinguersi anche se banalizzante evidenziarlo sempre nelle interviste. Una volta si scriveva e si cantava senza dirlo. Di coraggio ce ne vorrebbe di più. Non si può solo cantare l’amore». 

Droga, sesso e porno, politica: in un momento in cui le parole devono essere misurate con il bilancino, i Baustelle come affrontano il politicamente corretto?

«Non tollerando la censura, perché il salto dal correct a quest’ultima, è breve. C’è troppa omologazione verso il basso, non ci sono intellettuali che parlano. Tutto appare più come un incubo che politically». 

Francesco Bianconi, “Milano è la metafora dell’amore”: lo è davvero?

«E’ il sentimento che provo per la città in cui vivo da 20 anni. Non volevo fare un inno (sarei stato uno stupido a farlo), e musicalmente è una canzone nata durante una session di scrittura che ci ha portati dal rock di Lennon a quello di Brian Wilson e Brian May, con un coro gospel che mi spezza il cuore. Non è un brano su commissione, è un pensiero sincero in cui convivono vibrazioni positive ma anche negative, con la mia visione politica del mondo. Era un modo per esprimere senza pregiudizio il mio essere antifascista. cosa di cui non mi vergogno. L’antifascismo è nella Costituzione. Antifascista dovrebbe essere anche la destra moderna». 

In "La nostra vita" canta del vuoto politico attorno: è sempre della stessa idea?

«Sì, c’è una crisi di valori che vive l’Italia e tutto l’Occidente. Dentro ci sono anche io, con una visione pessimista del cosmo, a ripetere che “la sinistra che non c’è” mentre nessuno di noi fa nulla. Me compreso. Facile criticare, ma non serve essere pacifisti e retorici».

Ma secondo lei, la sinistra c’è o non c’è?

«C’è, ma è cambiata. E la Schlein ha le carte in regola per accorgersene dopo anni in cui nessuno se ne è accorto». 

In “Jackie” si parla di omofobia e in “Los Angeles” c’è un climax sulla guerra in Ucraina: sono attuali i fatti di cronaca e la Russia di Putin ha firmato la norma contro la «propaganda Lgbt». In che mondo viviamo?

«In un gigantesco mondo infernale. L’omofobia del brano è paradossalmente seguita da un bla-bla-bla. Jackie è oltre il dibattito contro l’omofobia. La speranza è che, nella vita che viviamo, i nostri governanti non tolgano i diritti e non fomentino il qualunquismo. Non mi stupisce Putin, né mi stupisce altro. Ecco perché i giovani non vanno a votare». 

Rachele Bastreghi, una domanda alla Elvis: qual è il vostro “Okay, non lo farò”?

«I Baustelle non faranno mai quello che dicono, cercheremo di fare sempre quello che sentiamo». 

E quel qualcosa per cui vale la pena di essere ricordati?

«Questo mestiere, a costo di sembrare tronfi di megalomania. Si fa musica per rimanere nella memoria. Non ci è mai interessato il colpo del successo o la rapina di numeri, ma fare dischi coraggiosi e coerenti. Questo sì». 

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TOUR BAUSTELLE - ECCO LE DATE (Vivo Concerti)

CALENDARIO Tour estate 2023:

Domenica 2 luglio 2023 - Tarvisio (UD) @ No Borders Music Festival, Laghi di Fusine - NUOVA DATA

Martedì 4 luglio 2023 - Padova @ Sherwood Festival Park Nord Stadio Euganeo  

Giovedì 6 luglio 2023 -  Genova @ Goa - Boa Festival, Porto Antico - NUOVA DATA

Venerdì 7 luglio 2023 - Arezzo @ MEN/GO Music Fest, Parco Il Prato - NUOVA DATA

Sabato 8 luglio 2023 - Pistoia @ Pistoia Blues Festival, Piazza Duomo

Lunedì 10 luglio 2023 - Roma @ Roma Summer Fest, Cavea Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone

Giovedì 13 luglio 2023 - Collegno (TO) @ Flowers Festival Parco della Certosa

Sabato 15 luglio 2023 - Ollomont (AO) @ Musicastelle Outdoor, Conca di By  - NUOVA DATA

Mercoledì 19 luglio 2023 - Napoli @ Noisy Naples Fest, Arena Flegrea - NUOVA DATA

Venerdì 21 luglio 2023 - Cesena @ Acieloaperto Rocca Malatestiana

Giovedì 27 luglio 2023 - Atri (TE) @ Piazza Duchi D’Acquaviva - NUOVA DATA

Domenica 30 luglio 2023 - Camigliatello Silano (CS) @ Be Alternative Festival - NUOVA DATA

Sabato 5 agosto 2023 - Carsulae (TR) @ Suoni Controvento, Arco di San Damiano

Sabato 12 agosto 2023 - Locorotondo (BA) @ Locus Festival, Masseria Ferragnano

Sabato 19 agosto 2023 - Catania @ Villa Bellini

CALENDARIO Club Tour 2023:

Sabato 29 aprile 2023 - DATA ZERO - Nonantola (MO) @ Vox Club - NUOVA DATA

Martedì 2 maggio 2023 - Firenze @ Tuscany Hall – SOLD OUT

Mercoledì 3 maggio 2023 || Roma @ Atlantico

Venerdì 5 maggio 2023 - Bologna @ Estragon – SOLD OUT

Sabato 6 maggio 2023 - Venaria Reale (TO) @ Teatro della Concordia – SOLD OUT

Lunedì 8 maggio 2023 - Milano @ Alcatraz – SOLD OUT

Martedì 9 maggio 2023 - Milano @ Alcatraz – SOLD OUT

Giovedì 11 maggio 2023 - Bologna @ Estragon – SOLD OUT

Venerdì 12 maggio 2023 - Bologna @ Estragon – SOLD OUT

Lunedì 15 maggio 2023 - Roma @ Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Posticipata in NUOVA VENUE


Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Aprile 2023, 17:12
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