Andrea Obiso, il più giovane primo violino dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia: «Ma non chiamatemi enfant prodige»

Andrea Obiso, il più giovane primo violino dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia: «Ma non chiamatemi enfant prodige»

di Totò Rizzo
È nato a Palermo ma la sua casa è sempre stata il mondo, un po’ per studio e un po’ per lavoro. «Adesso però dovrò cercare casa a Roma». Già, perché Andrea Obiso, 26 anni, è il più giovane primo violino dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, dopo un’audizione in cui ha sbaragliato gli altri tre finalisti (da Francia, Romania e Giappone) e stregato, dicono, Sir Antonio Pappano, direttore musicale della storica, prestigiosa formazione. Dopo il «fermo Covid» l’Orchestra torna a suonare al Parco della Musica con lui alla sinistra del podio.

Una bella responsabilità.

«Far parte di un’orchestra così importante e così motivata è entusiasmante. Un’investitura, qualcosa di solenne».

Ha bruciato le tappe, però.

«Non credo negli enfant prodige: sono stato precoce, sì. Diploma in Conservatorio a Palermo a 14 anni, poi alla Chigiana di Siena e in giro per il mondo a studiare e suonare».

A Roma dovrà trasferirsi da…

«Philadelphia. Ero lì per i corsi di direzione d’orchestra e contrappunto in composizione al “Curtis”, uno dei più importanti istituti musicali nel mondo».

Un futuro sul podio, allora?

«No, mi tengo stretto il violino. Ma voglio avere una visione globale del fare musica, capire come la si osserva anche da quel punto lì».

Papà Diego violinista, mamma Maria Teresa pianista, il fratello Riccardo – 17 anni – diplomato in violino un anno fa: destino segnato.

«Destino, caso, non so. Natale 1999. Tormentavo i miei perché volevo preparassimo insieme l’albero. Mi hanno detto “aspetta, dobbiamo prima provare”. E si misero a suonare, in duo. Appena finirono mi chiesero “facciamo l’albero, adesso?”. Risposta: “Non mi importa, fatemi un bis invece”».

Compositori preferiti?

«I francesi: Debussy, Ravel, Franck. Poi i russi, Prokofiev e Sciostakovic in testa e ovviamente Bach e Mozart».

Segue il pop, il rock, il rap?

«Adoro Moufy, tra il rap e l’hip hop, però sto virando verso il jazz, mi piace l’inglese Jacob Collier. Da ragazzino ho ascoltato moltissimo metal. Nell’indie la mia band di riferimento erano i Dandy Warhols. E tra gli italiani Raphael Gualazzi e Tosca: ma sono di parte, sono amici».

Un bravo musicista in tre parole.

«Disciplina, amore e vita».

Vita in che senso?

«Nel vivere il quotidiano, uscire per strada, incontrare gente, stare con gli amici. Nessuna torre d’avorio».

Il tempo libero scarseggerà.

«Qualcosa ho sacrificato da ragazzino. Ma ho anche giocato molto. E comunque adesso me la sto godendo».

26 appena fatti: c’è tempo per l’amore?

«Sono single. Ma il cuore non è blindato. Pronto a innamorarmi, oggi stesso».

 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Luglio 2020, 10:43
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