Achille Lauro, l'anti-eroe: «Un film sulla mia vita come un poema epico»

Dalla delinquenza al successo. Nel docufilm, in esclusiva su Prime Video, il racconto della sua vita.

Achille Lauro, l'anti-eroe: «Un film sulla mia vita come un poema epico»

di Rita Vecchio

Achille Lauro come il pelìde? L’ira funesta dell’eroe greco, che per l’artista romano nasce dal desiderio del riscatto sociale, è identica. Il gioco di parole corre veloce, come il significato del nome che li accomuna, visto che Lauro De Marinis prende in prestito il titolo omerico per il suo ultimo lavoro, “Ragazzi Madre - L’Iliade”, altro che il "Comandante" partenopeo delle scarpe spaiate.

Achille Lauro - "Ragazzi madre, L'Iliade" - Locandina

 «Non è una storia, ma un poema epico», il documentario visibile da oggi in esclusiva su Prime Video. Da una parte il riferimento al suo terzo di sei album, "Ragazzi Madre", dall’altra la metafora omerica per «un’Iliade di battaglie» che dalla strada e dalla delinquenza  («andavo a rubare al supermercato e tornavo con 600 euro di roba che pareva una festa»), «circondato da cattivi esempi, cinquantenni pluri pregiudicati che per me erano come fossero un padre», lo hanno spinto ad altro di meglio. Alle luci di Sanremo, al Palazzo delle Nazioni Unite di New York come rappresentante della Musica Italiana, alla beneficienza, alla vicinanza alla comunità di don Claudio Burgio. Sulla generazione di rapper e trapper, vedi Simba La Rue, aggiunge: «Vengo da Roma, e vedo Milano piena di disparità sociale. C'è la grande bolla della fashion week e ci sono i quartieri poveri. Una città che fa sentire i ragazzi soli e abbandonati. E su questo, qualche domanda dobbiamo farcela».

Una vita da «anti-eroe» quella di Lauro, in cui ha preferito «sbagliare piuttosto che rimanere fermo» e per cui «il successo è solo la conseguenza di tanti fallimenti». Dieci anni di musica riassunta con i brani di maggior successo, “Rolls Royce”, "Me ne frego", “Maleducata", “C’est la vie”, vista dall’occhio gigantesco di un’autobiografia narrante «il viaggio complesso, pericoloso e ambizioso». Cresciuto nel quartiere di Monteverde, in un ambiente «marcio, misogino, razzista e omofobo», arrivato «al bivio in cui scegli cosa fare e cosa vuoi essere», sceglie «di essere come sono adesso». Non è un caso che immagine ricorrente siano i palazzoni del Corviale di Roma, simbolo di degrado. Più di un'ora di narrazione, in prima persona o per voce di Boss Doms, Frenetik & Orang3, lo stylist Nick Cerioni per i cambi a tema sul palco dell’Ariston. «Non è vero, come è stato scritto, che dietro le mie performance sanremesi c’era marketing. C’era un pensiero. Questo documentario fa cadere ogni dubbio». E con questo documentario sembra chiudere un cerchio. Pronto ad aprirne un altro.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Dicembre 2023, 12:28
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