Paolo Genovese e il corto 'Per sempre':
"L'affido un gesto d'amore indimenticabile"

Paolo Genovese e il corto 'Per sempre': "L'affido un gesto d'amore indimenticabile"

di Alvaro Moretti
Non abbiamo chiesto a Paolo Genovese se abbia dedicato una stanza nella sua casa romana a tutti i premi vinti con Perfetti Sconosciuti. Perché qui a Venezia lo incontriamo grazie a un progetto (ieri sera la proiezioni all’Hangar e la trasmissione su Rai4) che tiene lontanissimo il cinismo, i segreti e le bugie dei 7 personaggi che si scannano per colpa di chat e telefonini.

Riparte, Paolo Genovese, da Per Sempre. «Un corto da 8 minuti per raccontare di un amore davvero particolare, quello di una donna che si accinge ad incontrare un uomo piccolo, molto piccolo che le cambierà la vita e cambierà il flusso dei suoi sentimenti».

Di che amore si tratta, chi ama Giulia Bevilacqua nel suo corto prodotto da Rai e Twinset? «Un uomo indimenticabile: un bambino. Non suo. Parlo di affido in questo corto: io sono padre di tre figli, ma sono rimasto molto colpito un giorno dalla lettura di una pagina di giornale che parlava di questo istituto di diritto familiare. È molto più semplice farsi affidare un piccolo che ha bisogno, che viene da una storia familiare complicata, spesso drammatica. Possono essere affidatari famiglie classiche, coppie e single. In tempi relativamente brevi, se pensiamo all’adozione. Ed è – soprattutto – un gesto d’amore davvero di generosità straordinaria».

Quasi un paradosso: il titolo “Per sempre” per un affido che è per sua natura temporaneo. «A me colpisce questa assoluta generosità, il fatto di voler dare in quel momento a quel bambino per quel tempo stabilito. C’è una possibilità enorme di farlo, in un momento come questo gesti del genere sono significativissimi. Quell’amore che provi per quei mesi, quegli anni resta per sempre nel cuore di chi si affida e chi assume la responsabilità».

Il tocco è quello di Genovese, per quanto serio sia il tema e profondissimo il sentimento. «Il tono è quello della commedia, il mio genere di riferimento: si sorride, ma riesci a portare il tema forte nel cuore della gente. La commedia è sempre un cavallo di Troia per l’animo degli spettatori. Qui ci sono tre donne di oggi, donne risolte due delle quali – le amiche - non capiscono. Poi però entra in scena questo bambino stupendo…».

C’è qualcosa del suo vissuto in questa scelta? «Io so quanto mi stressano i miei tre figli e so quanti bisogni abbiano. E so quanto serva una famiglia anche transitoria. Poi, un giorno mi piacerebbe provare questo amore».

A Venezia al termine di un anno che sembra un luna park. «Il successo di Perfetti Sconosciuti mi ha fatto sentire orgoglioso di essere uno del cinema italiano. Per noi della commedia questi exploit capitano ogni tanto: penso all’Ultimo Bacio di Muccino, con cui sto scrivendo il suo prossimo film, o Notte Prima degli Esami di Brizzi».

E ora, dopo 17 milioni di incassi e premi ovunque. «Ora ansia… Io mi sarei anche fermato… No, dai: sto scrivendo anche il mio prossimo film. Si chiama Il Primo Giorno della mia Vita. E si ambienta a New York: me lo sono potuto permettere grazie al successo di Perfetti. È un sogno girare lì una storia surreale che di Manhattan aveva bisogno».

Un giorno Genovese in concorso per il Leone… «Un sogno, ma per le commedie è difficile. Un po’ per colpa di noi che le scriviamo, forse. La speranza è quella di riuscire a fare una commedia all’altezza di un festival come Venezia. Stavolta l’apertura è stata una commedia musicale La La Land e in concorso c’è Piuma: si può fare se noi faremo commedie migliori e loro ci presteranno più attenzione».
Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Settembre 2016, 13:55
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