Accorsi e Rubini agricoltori antimafia in
'La nostra terra': "Ispirato a tante storie vere"
di Michela Greco
Se Pif non fosse stato abbastanza convincente, ci ha pensato dunque il regista di Qualunquemente a dimostrare che si può ridere della mafia al cinema, e lo ha fatto con la storia di Filippo (Stefano Accorsi), paladino dell'antimafia "da convegno", nordico e ansioso, chiamato a sostenere una cooperativa del Sud nell'avvio di un'azienda agricola in una terra confiscata.
L'impatto con la dura realtà passerà attraverso una variegata e divertente Armata Brancaleone animata dalle più diverse intenzioni. Tra questi spicca Cosimo, misterioso fattore cresciuto col boss che sfoggia il verace accento pugliese di Sergio Rubini. «Un personaggio – commenta l'attore – che si muove in una zona grigia e rende finalmente bene le contraddizioni del Sud, descritto sempre come solo violentissimo o solo fatto di gente simpatica e un po' tonta». Non è tonto il film - "fratello" ideale di Si può fare, che infatti cita – nell'affrontare un tema difficile senza schematismi: «Abbiamo osservato da vicino quelle realtà – spiega il regista – e colto le sue complessità. In contesti come quelli, dove magari detesti il boss ma da piccolo ci hai condiviso i banchi di scuola, è difficile prendere posizione, ma si deve. E il percorso per schierarsi è culturale».
In La nostra terra è la battagliera idealista Rossana (Maria Rosaria Russo) a guidare Filippo in questo percorso, ma anche il suo interprete non è rimasto fermo: «Conoscevo indirettamente Libera e i lavori sulle terre confiscate – spiega Accorsi - ora ho potuto approfondire le difficoltà del dietro le quinte di un'attività che mi sta a cuore».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Settembre 2014, 09:54
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