Addio a Le Magnifique Belmondo, l'antieroe del cinema francese

Addio a Le Magnifique Belmondo, l'antieroe del cinema francese

di Claudio Fabretti

ROMA - Sembrava infinito, come la sua carriera, come la sua resistenza di fronte a tutte le avversità. Ieri, però, il sorriso di monsieur Le Magnifique, si è spento per sempre. A 88 anni, Jean-Paul Belmondo ci lascia con l’eredità immane della sua filmografia, con l’immagine permanente di quel suo volto duttile, gommoso, amabilmente sbruffone. Le cronache recenti lo raccontavano molto provato: nel 2001 era stato colpito da un ictus e per 8 anni si era nascosto al mondo, salvo poi riprendersi a sorpresa, regalandosi una bambina, Stella, avuta dalla seconda moglie Natty Tardivel, e un paio di nuovi traguardi professionali: il suo ultimo film, Un uomo e il suo cane di Francis Huster (2008) - quasi una metafora della sua vecchiaia con la dolente rilettura del capolavoro neorealista Umberto D - e la Palma d’oro alla carriera a Cannes (2011).

 

Classe 1933, nato a Neuilly sur Seine, alle porte di Parigi, Jean-Paul aveva sangue italiano nelle vene (il padre era uno scultore di buona fama, Paolo Raimondo) e un talento naturale. Dopo l’esordio a teatro, la sua carriera cinematografica ne ha fatto il più grande divo francese della sua generazione, assieme all’amico Alain Delon, con cui condivise il successo di Borsalino. È un giovanissimo Claude Chabrol a dirigerlo in A doppia mandata (1959), ma Bebel (come si fa chiamare per sottolineare il suo stile stravagante) strega anche Jean-Luc Godard che lo vuole protagonista di Fino all’ultimo respiro (1960) e poi di Pierrot le fou (1965), pietre miliari della Nouvelle Vague. A Delon l’accomuna anche la passione per l’Italia. Eccolo allora vestire i panni di Michele ne La ciociara di Vittorio De Sica e poi di Amerigo ne La viaccia di Mauro Bolognini (1961). Ma è sul mercato francese e, in particolare, nel poliziesco (il polar) che spopola (con titoli come Asfalto che scotta, Quello che spara per primo, Lo spione).

Le Magnifique (dal titolo francese di Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo) spazierà da un genere all’altro, lavorando con innumerevoli registi, da Claude Lelouch a François Truffaut (La mia droga si chiama Julie). Sposato due volte (con la ballerina Elodie che gli ha dato tre figli e l’ultima compagna Natty), si legherà anche a lungo con l’attrice Laura Antonelli.
«Non sono molto bello, ma sono un gran boxeur», dichiarava guardandosi allo specchio nei panni di Michel Poiccard. Anche come boxeur, è stato solo un dilettante, eppure, con quel suo naso schiacciato, il sorriso malandrino e l’agilità da acrobata, Belmondo ha esercitato un fascino senza tempo. Fino all’ultimo respiro.


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Settembre 2021, 08:41
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