Ficarra e Picone ospiti a Leggo: "Esperienze
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Ficarra e Picone ospiti a Leggo: "Esperienze da giornalisti? No, siamo incensurati!"

di Michela Greco
ROMA - «Precedenti esperienze giornalistiche? No, siamo incensurati!». Inizia così la riunione di redazione di Leggo in cui sono stati eletti direttori per un giorno Ficarra e Picone, i comici siciliani artefici del film Andiamo a quel paese, nelle sale da ieri.











Lo definiscono «un film allegro sull'Italia di oggi», quell'Italia in cui la pensione degli anziani è un bottino goloso per le giovani generazioni afflitte dalla precarietà. «Non è una critica al paese – spiegano i due – ma un racconto in chiave ironica della situazione attuale. La nostra cifra è sempre stata quella di prendere in giro elementi della nostra contemporaneità. Lo facemmo, con la consueta leggerezza, anche con La matassa e i giornali titolarono “Ficarra e Picone contro la mafia”».



Di sicuro i due attori-registi si sono confrontati con l'attualità discutendo i temi del giorno con il direttore del nostro quotidiano: dalla "spunta blu" di WhatsApp ai cancelli chiusi a Pompei, dall'allerta meteo forse eccessiva (con Valentino che si è improvvisato titolista suggerendo "Roma, bomba d'acqua che sa di vittoria", sulla scorta dell'apertura di ieri) agli esiti calcistici in Champions League, che come al solito hanno infiammato gli animi: «Quindi voi non vi vedete per fare il giornale – ha notato divertito Salvatore Ficarra – ma per rinfacciarvi i risultati delle partite!». In materia di pallone, Ficarra e Picone ricordano di quando fecero in tv lo sketch dei giocatori della Nazionale ed ebbero ospite Marcello Lippi: «Proprio quell'anno vincemmo il Mondiale – hanno ricordato – evidentemente portiamo fortuna».



Nella loro carriera ventennale i due hanno condotto Striscia la notizia, fatto diverse tournée teatrali, partecipato a Sanremo, scritto 5 film e persino recitato, separatamente e da attori drammatici, in Baarìa di Giuseppe Tornatore. Solo un paio di settimane fa, infine, hanno sugellato la nona edizione del Festival di Roma proprio con Andiamo a quel paese, scelto come film di chiusura. Oggi sono enormemente popolari, insomma, e forse anche per questo rifuggono i social network: «Non abbiamo profili personali su Facebook e tra l'altro lo temiamo, perché ci hanno rubato l'identità diverse volte». «Una volta – aggiunge Ficarra – uno fece campagna elettorale per un politico con un profilo a mio nome. Pazzesco».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Novembre 2014, 11:13
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