Denzel Washington crudele vendicatore
in The Equalizer: "Vorrei essere Bond"
di Michela Greco
Alla seconda collaborazione con Antoine Fuqua, che gli fece vincere la statuetta dorata proprio con Training Day, l'attore afroamericano stavolta parte come tranquillo cittadino della porta accanto: uno che di giorno lavora in un grande magazzino di ferramenta e la sera cena sempre nella stessa caffetteria, in compagnia di un buon libro e delle sue manie. Ma da tranquillo dipendente diventa uno spietato vendicatore delle ingiustizie che gli capitano accanto, a partire dalle violenze subite da Teri (Chloë Grace Moretz), sua amica prostituta schiava della mafia russa, picchiata a sangue da un cliente.
Il suo McCall usa ogni strumento possibile per punire i cattivi (martelli, cavatappi, trapani) tutti al soldo del malvagio capo Vladimir Pushkin. «L'assonanza del nome con Putin non è casuale, non era in copione ma l'abbiamo inserita», confessa il regista, mentre Denzel, in maglietta e pantaloni neri, sorridente e divertito a parlicchiare italiano, a ogni domanda che tocchi vagamente l'attualità risponde elusivo: «È solo un film». E aggiunge: «Voglio solo fare un buon lavoro, prendo seriamente il mio mestiere, ma non me stesso. Ho gran rispetto per le persone che vengono a vedere i film».
Il suo prossimo impegno è una nuova versione de I magnifici sette, diretto di nuovo da Fuqua: «Sarò un cowboy in un western, ma non sarà un remake. Io mi ispirerò a I sette samurai di Kurosawa, non al film del 1960 di Sturges». Un po' attempato ma fisicamente potentissimo ne Il vendicatore, Washington non disdegnerebbe il ruolo di James Bond - «Non è che sia il mio sogno, ma se me lo chiedessero, perché no?» - e oggi, a distanza di anni, ripensa con amara ironia a qualche personaggio rifiutato: «In Seven, ad esempio, perché mi sembrava sadico, e in Michael Clayton di Gilroy, perché il regista era alla sua opera prima».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Settembre 2014, 11:23
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