Denzel Washington crudele vendicatore
in The Equalizer: "Vorrei essere Bond"

Denzel Washington crudele vendicatore ​in The Equalizer: "Vorrei essere Bond"

di Michela Greco
ROMA - I personaggi cattivi si divertono di pi, possono dire e fare ci che vogliono. In Training Day inizialmente il finale era diverso e il mio personaggio non moriva: ma se giustifico il fatto che vive nel modo peggiore, deve anche morire nel modo peggiore. Il prezzo per il peccato la morte. Parola di Denzel Washington, due volte premio Oscar, vicino al traguardo dei 60 anni e dal 9 ottobre nelle nostre sale come protagonista buono - ma anche feroce - di The Equalizer - Il vendicatore ispirato alla serie tv degli anni 80 Un giustiziere a New York.





Alla seconda collaborazione con Antoine Fuqua, che gli fece vincere la statuetta dorata proprio con Training Day, l'attore afroamericano stavolta parte come tranquillo cittadino della porta accanto: uno che di giorno lavora in un grande magazzino di ferramenta e la sera cena sempre nella stessa caffetteria, in compagnia di un buon libro e delle sue manie. Ma da tranquillo dipendente diventa uno spietato vendicatore delle ingiustizie che gli capitano accanto, a partire dalle violenze subite da Teri (Chloë Grace Moretz), sua amica prostituta schiava della mafia russa, picchiata a sangue da un cliente.



Il suo McCall usa ogni strumento possibile per punire i cattivi (martelli, cavatappi, trapani) tutti al soldo del malvagio capo Vladimir Pushkin. «L'assonanza del nome con Putin non è casuale, non era in copione ma l'abbiamo inserita», confessa il regista, mentre Denzel, in maglietta e pantaloni neri, sorridente e divertito a parlicchiare italiano, a ogni domanda che tocchi vagamente l'attualità risponde elusivo: «È solo un film». E aggiunge: «Voglio solo fare un buon lavoro, prendo seriamente il mio mestiere, ma non me stesso. Ho gran rispetto per le persone che vengono a vedere i film».



Il suo prossimo impegno è una nuova versione de I magnifici sette, diretto di nuovo da Fuqua: «Sarò un cowboy in un western, ma non sarà un remake. Io mi ispirerò a I sette samurai di Kurosawa, non al film del 1960 di Sturges». Un po' attempato ma fisicamente potentissimo ne Il vendicatore, Washington non disdegnerebbe il ruolo di James Bond - «Non è che sia il mio sogno, ma se me lo chiedessero, perché no?» - e oggi, a distanza di anni, ripensa con amara ironia a qualche personaggio rifiutato: «In Seven, ad esempio, perché mi sembrava sadico, e in Michael Clayton di Gilroy, perché il regista era alla sua opera prima».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Settembre 2014, 11:23
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