Benicio Del Toro in 'Sicario' di Villenueve:
"Usa responsabili di morti al confine col Messico"

Benicio Del Toro in 'Sicario' di Villenueve: ​"Usa responsabili di morti al confine col Messico"

di Michela Greco
CANNES - È sulla linea di confine tra il Messico e la terra promessa a stelle e strisce, ma anche tra giustizia e illegalità che si muove Sicario, il nuovo film del celebrato cineasta canadese Denis Villeneuve, protagonista ieri del concorso di Cannes con i suoi attori Emily Blunt, Benicio Del Toro e Josh Brolin.





La prima è un'agente dell'Fbi abituata al peggio (schiva di un pelo una pallottola indirizzata alla sua testa nei primi minuti di film) che viene arruolata in una task force per scongiurare il narcotraffico guidata da Brolin e arricchita dal consulente colombiano Del Toro. Lei ha due occhi grandi, un fisico esile e una morale robusta, la cui tenuta è messa a repentaglio dalla violenza e dalle variazioni sul tema della legalità cui assiste nella "terra dei lupi" in cui imperversano i cartelli della droga. «La mia Kate è una donna forte e insieme vulnerabile - ha detto l'attrice - ho parlato con delle donne che lavorano nella Swat chiedendo informazioni sulla loro vita, su cosa c'è sotto quella pelle apparentemente dura. Non si può essere catalogate come donne di polso solo perché si impugna una pistola, le donne forti sono ovunque».



Benicio Del Toro, invece, ha avuto occasione di parlare di un tema che conosce, cinematograficamente, molto bene, a cui è legato anche dall'Oscar vinto per il suo ruolo in Traffic: «Mi è capitato spesso di esplorare quei luoghi nella mia carriera e sono molto sensibile a ciò che accade in quella parte del mondo, dall'una e dall'altra parte della frontiera. Fin dal primo film che ho fatto mi sono occupato del mercato della droga, ma come lo racconta Denis è qualcosa di nuovo. Il film non dà risposte, si chiede se il fine giustifica i mezzi. Secondo il mio personaggio sì, ma io non la penso allo stesso modo». Sicario (nelle nostre sale a settembre) è descritto da Villeneuve come un film su «una realtà di cui in America non si parla - come ha detto in conferenza stampa il regista canadese, che si fece notare grazie a La donna che canta nel 2010 - tutti conoscono la violenza di quel luogo, su cui vige però una cappa di silenzio. La violenza è orribile, ma il silenzio è ancora peggio. Sicario non parla tanto di Messico, quanto delle responsabilità dell'America». E lo fa con lo stile tipico di Villeneuve, che applica i ritmi dilatati del cinema d'autore alle storie di suspense e azione che sceglie di raccontare, aumentando in modo personalissimo la dose di fascino del genere thriller.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Maggio 2015, 10:40
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