Napoli Pizza Village: vince Valentino, 28enne
di Marano. Premiati anche due asiatici

Napoli Pizza Village: vince Valentino, 28enne ​di Marano. Premiati anche due asiatici

di Valeria Arnaldi
NAPOLI - Una pizza val bene un “assedio”. Di appassionati e veri fan. Il Lungomare Caracciolo, a Napoli, stato preso d'assalto per la giornata conclusiva del Napoli Pizza Village che, dal 2 settembre, ha riunito 500mila persone, tra degustazioni e tifo.





Il Villaggio ha, infatti, ospitato la tredicesima edizione del Campionato mondiale del pizzaiolo, che ha incoronato il nuovo campione – il 28enne Valentino Libro, nato a Marano, in provincia di Napoli – ma soprattutto ha consacrato le nuove tendenze. Prima tra tutte, la passione giapponese per la pizza. La campionessa di pizza classica, infatti, è stata la nipponica Mayo Ota.



Una sorpresa che vanta però un precedente interessante: tre anni fa, infatti, fu un giapponese, Akinari “Pasquale” Makishima, a vincere il titolo mondiale. «I giapponesi sono studiosi molto attenti – dice uno degli organizzatori, Claudio Sebillo – Non si limitano ad imitare, come fanno i cuochi cinesi, ma vengono a studiare a Napoli per imparare i segreti dai nostri pizzaioli. Si fermano qui anche più di un anno, fino a quando non diventano padroni della tecnica. Unica pecca, la scarsa creatività». Insomma, ricette e tecniche si imparano ma non si mettono in discussione.



Sul podio, un altro straniero, il taiwanese Paul Muang, che ha vinto il Trofeo delle Nazioni. «In Oriente, la nostra pizza è ben rappresentata – prosegue Sebillo –. È in corso un vero riconoscimento culturale in termini di gusto». Riconoscimento anche per le donne, sempre più presenti nel mestiere. Le “pizzaiuole” sono ancora poche, ma aumentano. A determinare più interesse sarebbero, da un lato, i riflettori accesi sul mondo della cucina nelle sue diverse realtà, dall'altro, la crisi. «La pizza è in primo piano in tempi di crisi – aggiunge Sebillo – perché è un pasto completo a costi bassi». Differenze tra i sessi? «Non nella tecnica, semmai nella fantasia. Le donne sono più creative. Possiamo aspettarci molto dal loro ingresso nel settore». Il futuro della pizza italiana, dunque, è “rosa”. Ed economico.



A margine della competizione seria tra i “maestri”, si è tenuta una piccola gara ufficiosa di costi. La pizza più cara si mangia a Reykjavik, in Islanda, dove costa circa 17,50 euro. In Francia il prezzo medio è 14 euro. A Dubai, 10 euro. A Milano, la spesa di aggira tra 8 e 10 euro. A Napoli ancora meno, assicurano i pizzaioli, disposti a fare “sconti” su tutto. Tranne che sull'eccellenza.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Settembre 2014, 07:48
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