Filippo Turetta, i "privilegi" in carcere e la rabbia degli altri detenuti: «Dopo soli due giorni già libri e colloqui con i genitori?»

Giovedì 30 Novembre 2023, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 15:22

La rinuncia all'incontro

Alla fine no, il faccia a faccia con mamma Elisabetta e papà Nicola non c’è più stato e chissà quando ci sarà, malgrado il pm Andrea Petroni lo avesse autorizzato dopo aver ascoltato le dichiarazioni spontanee di Filippo, che nell’interrogatorio di garanzia martedì aveva affermato: «Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata». Però un conto è dirlo, un altro è farlo. È stato valutato che non solo il giovane, bensì pure sua madre e suo padre, avranno bisogno di un supporto psicologico per prepararsi al momento in cui dovranno guardarsi negli occhi. In quell’istante il 21enne non sarà più il «bravo ragazzo» che era stato descritto, ma un detenuto reo confesso di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. E i suoi genitori avranno nel cuore un macigno ben più pesante dell’ansia con cui, all’inizio di questa drammatica vicenda, ancora speravano nel lieto fine e lanciavano un appello allo “scomparso”, senza sapere che in realtà era un killer in fuga: «Lo preghiamo di darci notizie, sue e di Giulia. Siamo preoccupati e vorremmo che ci contattasse. Noi lo aspettiamo, vogliamo tanto bene sia a lui sia a Giulia, li aspettiamo a braccia aperte». Dopo il suo arresto in Germania, Nicola Turetta aveva mandato un messaggio a Gino Cecchettin, per chiedergli perdono e dirgli che Filippo avrebbe dovuto «pagare per quello che ha fatto», ma nelle interviste aveva anche aggiunto di volerlo rivedere, benché in tutta la sua colpevolezza: «È sempre mio figlio». Il tempo per quell’abbraccio, per lui e per sua moglie Elisabetta, non è però ancora maturato.

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