Cyberbullismo e sextortion, cresce l'allarme per i più piccoli: vittime di pedopornografia anche i minori di 13 anni. I dati della polizia postale

Lunedì 5 Febbraio 2024, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 18:14

Le social challenge

Le social challenge, sfide e prove di coraggio, sono una delle “relative” novità che si sono imposte all’attenzione dei media perché comportano concreti rischi per i ragazzi. Si tratta di sfide che si diffondono tra i giovani attraverso la viralizzazione di video nei quali i ragazzi si sfidano a compiere azioni più o meno pericolose, allo scopo di crescere in popolarità sul web. Il “Black out game” è una delle declinazioni di questo fenomeno che è stata messa in connessione alla morte di alcuni giovani, in Italia e in altri paesi del mondo. Secondo questa pratica, i ragazzi metterebbero in atto procedure, o si farebbero aiutare da coetanei, per indursi un progressivo stato di asfissia, vicino allo svenimento per sperimentare l’euforia conseguente al rispristino della respirazione normale, riprendendosi e caricando i video su circuiti di videosharing. Si possono ancora annoverare fra le più “famose” challenge diffuse in rete, l’ingestione di tabs di detersivo, il binge drinking (bere molto alcol in poco tempo sino a perdere il controllo), del knockout (colpire con un pugno uno sconosciuto senza motivo), del deodorant challenge (spruzzarsi il deodorante sino a produrre ustioni), la salt challenge (assumere grandi quantità di sale in tempi ristretti, col rischio di determinare squilibri a livello cerebrale e cardiaco), la fire challenge (cospargersi arti o parti del corpo con liquidi infiammabili, in prossimità di docce e rubinetti al fine di bloccare il fuoco in tempi brevi) etc. Non ultimo il rooftopping, una pratica che nelle ricerca della viralità induce giovani ad arrampicarsi su palazzi per immortalarsi in pose pericolose su palazzi pubblici o seduti su cornicioni alti di strutture pericolanti. La Polizia Postale monitora il web in modo costante e dirama puntualmente alert specifici sui suoi canali social (www.commissariatodips.it e Una vita da Social) al fine di informare i genitori rispetto a tali rischi e per sensibilizzare i ragazzi a non correre pericoli inutili, mantenendosi al sicuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA