«Far suonare il paziente durante l’operazione è stato clinicamente decisivo»
Dell’intervento Sergio ricorda poco: la preparazione, il momento dell’anestesia e un sapore cattivo in bocca. I medici che lo chiamano per nome mentre è “sotto i ferri”, il risveglio e l’occhio destro che non si apre bene. In sala operatoria riconosce la musica di sottofondo che ha scelto e, su indicazione dei sanitari, inizia a tenere il ritmo, con gesti fluidi e precisi, battendo su due piccoli tamburi recuperati per l’occasione.
Alle sue spalle, i chirurghi stanno ultimando le manovre per rimuovere un grosso tumore dall’Insula, «Un’area molto delicata del cervello da cui dipendono funzioni importanti come il linguaggio, il movimento e la creatività. Per questo - spiega Fioravanti - far suonare il paziente durante l’operazione è stato clinicamente decisivo».