La variante Delta corre, è vicina al 30 per cento del totale dei nuovi casi, arriverà al 70 in agosto. Effetto pratico: il contagio andrà più veloce. Anche ieri, rispetto alla domenica precedente, abbiamo fatto segnare un incremento dell’72 per cento di infezioni, con questo ritmo e con i parametri in vigore sui colori e sulle limitazioni delle Regioni, entro 3-4 settimane alcune parti di Italia passeranno da fascia bianca a gialla e arancione, con chiusure e coprifuoco. Anche perché il tasso di positività dei tamponi eseguiti è salito, fino a sfiorare l’1 per cento (va anche detto che il dato dei decessi in un giorno, 7, non era così basso da settembre 2020).
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La corsa
Si tratta di un treno in corsa che, se non viene fermato o se non cambiano le regole, presto arriverà alla prima stazione, visto che i contagi stanno aumentando e ciò che conta è l’incidenza: con 50 casi ogni 100mila abitanti si finisce in giallo. Sotto traccia è già in corso un braccio di ferro all’interno della maggioranza, ma anche tra Regioni e governo. Alcuni ministri del centrodestra spingono per una revisione dei parametri che tenga conto più dei ricoveri che dei semplici casi positivi; ma anche da Regioni di centrosinistra, come Lazio e Puglia, è partita un’analoga spinta. Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, lo sta ripetendo da giorni: «Se restano quei parametri, o se addirittura li rendono più severi, si va nella direzione sbagliata. I cittadini non capirebbero, immaginiamoci cosa comporterebbe imporre il coprifuoco in agosto. Ci chiederebbero: ma allora a cosa è servito vaccinarsi? Bisogna invece accelerare il più possibile sulle vaccinazioni, è quella la strada». Ieri però un’agenzia di stampa aveva ipotizzato uno scenario opposto: ha previsto per oggi una riunione tra esperti e governo, per una revisione sì dei parametri, ma per renderli più severi, quindi facilitare il passaggio nei colori con più chiusure. Si parlava di imporre alle Regioni un numero minimo di tamponi da eseguire e di abbassare il livello considerato di emergenza di riempimento dei posti letto Covid. Oggi scatta l’allarme quando c’è un tasso di riempimento del 40 per cento in area medica, del 30 in terapia intensiva.
Rebus
Nel 2020 avevamo una certezza: se aumentano i casi, tra un mese esploderanno gli ospedali. I vaccini hanno cambiato questo rapporto di causa ed effetto, anche se resta ancora troppo alto il numero degli italiani non immunizzati, per cui certezze non ci sono. Ad oggi, confermano i dati dell’Istituto superiore di sanità, i nuovi casi positivi sono in maggioranza tra i non vaccinati, mentre tra gli immunizzati la percentuale di chi comunque si contagia con conseguenze gravi è prossima allo zero. In sintesi: bisogna vaccinare il più velocemente possibile perché le persone non finiscano in ospedale.
Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Febbraio 2023, 22:58
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