Metro A Barberini: riapertura a novembre, ma senza una scala
di Stefania Piras
Ma Atac dice che una sola scala attiva non basta. C'erano il direttore degli Affari generali Franco Middei, il direttore dell'esercizio Renato D'Amico e il nuovo responsabile della manutenzione Stefano Pisani.
Bisogna aspettare che riaprano almeno due scale su tre per poter riattivare la fermata. Già ma quando succederà? Atac e Otis dal 23 marzo, giorno in cui hanno chiuso Barberini, continuano a chiedere dissequestri temporanei alla Procura per poter far entrare i tecnici. La magistratura permette di liberare la stazione dai sigilli solo per trenta giorni. Poi bisogna inoltrare una nuova richiesta di dissequestro.
Lo scorso 6 agosto Atac ha chiesto di poter prolungare il dissequestro fino a fine di ottobre. Il contratto siglato con Otis garantisce, a detta di Middei, che la prima coppia di scale mobili nuove sarà rilasciata a fine settembre. Poi, a fine ottobre, verrà rilasciata la seconda scala. E a quel punto, dopo i collaudi dell'Ustif, la fermata potrà tornare in vita. La terza scala, quella incidentata la lasciano per ultima, e sarà sostituita a fermata aperta. E quindi a dicembre. Nel frattempo i commercianti sono in crisi nera. «Dateci un cronoprogramma scritto così lo portiamo in banca come motivo dei nostro mancati incassi», ha protestato Gabriella Repaci. «È incomprensibile - ha continuato Repaci - ci sono casi di fermate della metro riaperte subito dopo atti di terrorismo, ma cosa state facendo?».
I RISARCIMENTI
Le opposizioni tutte chiedono di poter attivare dei risarcimenti che compensino la perdita di posti di lavoro che, proprio come in piazza Repubblica, si sta verificando anche qui. «Ma a chi lo chiediamo? Non si è degnato di venire nessuno dell'amministrazione», ha tuonato Francesco Figliomeni di FdI. «È incomprensibile: una scala mobile non è un impianto termonucleare!», sbotta un ragazzo agguantando la poltrona vuota e lasciata presto da Marco Terranova insieme a Daniele Diaco. «La sindaca sospenda, congeli la riscossione dei tributi alle piccole e medie imprese», propone il segretario del Pd Lazio Bruno Astorre. Richiesta estemporanea, ma neanche troppo, del consigliere forzista Davide Bordoni: «Lo hanno chiamato assessorato Città in movimento. La città è paralizzata: sarà il caso di cambiargli nome?».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Agosto 2019, 10:34
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