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Nel mezzo, la retromarcia in Libia per la crescente forza di Haftar in Cirenaica sostenuto dall'alleato francese. E la sordità dei singoli Stati europei alle richieste di modifica dei Trattati di Dublino sui profughi. E il braccio di ferro sulla prosecuzione dei lavori della Tav, che vede Roma alinea non solo rispetto a Parigi ma alla Commissione Europea.
Né questo isolamento è bilanciato da un rafforzamento dei rapporti con Paesi sovranisti come Austria, Polonia e Ungheria, che in quanto difensori del loro interesse nazionale non condividono la politica migratoria e economica italiana. E Trump che propugna il bilateralismo e il disimpegno dalla UE, forse dalla Nato, non aiuta a includere la pedina americana in una partita a scacchi in cui l'Italia possa avvalersi della sintonia con il populismo di The Donald. Il dilemma è: nel mondo attuale in cui contano i blocchi oppure i giganti, possiamo permetterci di fare la voce grossa in perfetto isolamento?
M.Ven.
Ultimo aggiornamento: Sabato 2 Marzo 2019, 11:04
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