Ville, auto, palazzi e locali maxi-confisca sul Litorale

Emilio Orlando
Da temuti malavitosi a rispettabili imprenditori. Un impero economico criminale, creato con denaro proveniente dal narcotraffico gestito dalla ndrangheta trapiantata sul litorale romano. Una Eldorado della malavita che ad Anzio e Nettuno, a pochi chilometri della capitale e al riparo dalle lenti d'ingrandimento degli investigatori, in cui i membri, sodali e teste di legno del feroce clan Gallace Novella avevano colonizzato a partire dagli anni '80.
Ieri la sentenza definitiva della corte di Cassazione ha stabilito la confisca pari ad un milione e trecento mila euro dei beni riconducibili alla famiglia calabrese e originaria di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Sei palazzine, tre terreni, sei automobili, tre motociclette, una palestra, un'azienda specializzata nella vendita al commercio al dettaglio di pesci, crostacei e molluschi, nove conti correnti bancari ed alcune polizze assicurative: questo il tesoretto dei Gallace che passerà nelle mani dello Stato attraverso l'agenzia per i beni confiscati al termine delle indagini patrimoniali svolte dalle fiamme gialle e dalla polizia sotto la direzione della procura di Velletri ed il tribunale misure di prevenzione della capitale. La decisione della suprema Corte è arrivata dopo la conclusione del processo Antium, che ha ricostruito l'esclation delinquenziale di sette affiliati alla cosca attraverso indagini economico patrimoniali. La potente famiglia che ha stabilito l' egemonia criminale delle piazze di spaccio della Città Eterna nei quartieri Casilino, Torre Maura, Giardinetti, San Basilio, Prenestino Magliana, Portuense, Acilia e Velletri.
Tutti i beni sottoposti a confisca erano stati acquistati con i proventi del traffico di cocaina. Le indagini si svilupparono dopo che Angelo Gallace detto Titi o lo scoppolato e Liberato Tedesco vennero condannati in primo grado per associazione per delinquere di tipo mafioso per fatti commessi nei comuni di Nettuno ed Anzio. Un altro personaggio legato al clan e specializzato nello spaccio all'ingrosso di droga era Roberto Malagisi che con Umberto, Alessandro, Francesca e Tiziano Romagnoli avevano ruoli di spicco. In questo contesto maturarono due regolamenti di conti sfociati in feroci esecuzioni: gli omicidi Giancarlo Cassandra e Giuseppe Nardò.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Gennaio 2019, 05:01
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