«Sanremo ci ha fatto venire voglia di tour in teatro»

Ida Di Grazia
Continuano le celebrazioni in casa Negrita. La rock band tornata protagonista assoluta della scena musicale italiana, sarà infatti on the road fino a marzo 2020 per concludere idealmente il percorso iniziato con la partecipazione al 69esimo Festival di Sanremo. A raccontare il nuovo tour La Teatrale+Reset Celebration che arriverà a Roma il 1 febbraio, il chitarrista e fondatore della band Enrico Salvi, in arte Drigo.
Come nasce l'idea di questo lungo tour che ha registrato innumerevoli sold out?
«Tutto è nato con la partecipazione a Sanremo dell'anno scorso, il brano presentato era già un pezzo celebrativo (I ragazzi stanno bene ndr), contenuto in una raccolta arrivato allo scoccare dei venticinque anni di attività e abbiamo capito che era l'ora giusta».
Per la vostra tipologia di musica la location dei teatri può sembrare un azzardo?
«È verissimo, non è la nostra formula abituale, ma nella storia della musica sono nati così degli unplugged fenomenali, tipo quello dei Nirvana, dimostrano che il valore, la bellezza e la potenza delle canzoni risultano più preziose spogliate dai loro vestiti e ripresentate un una maniera più minimale. Poi il teatro pone il palco in un modo ideale, non sei sopra il pubblico ma ne sei avvolto».
A proposito di Sanremo, perché l'anno scorso avete deciso di partecipare in quello che è un contesto più tradizionale e anche in questo caso molto lontano dal vostro modo di fare musica?
«Vero anche questo, io devo dire che ho cambiato opinione riguardo a Sanremo. Eravamo rimasti colpiti dall'organizzazione fatta l'anno prima da Baglioni. Per la prima volta la direzione artistica era andata ad un collega e questo ha reso tutti noi curiosi. Io Sanremo non lo guardavo, ho detto fammi vedere come un collega potrebbe gestire la cosa'».
Parliamo di scaletta, cosa ascolteremo?
«Sono ancora giorni di prova in cui decideremo scaletta e quantità di brani, quello di cui siamo certi è che non abbiamo nessuna intenzione di fare sempre lo stesso concerto, quindi stiamo preparando più canzoni di quelle che normalmente entrerebbero all'interno di una serata. I brani irrinunciabili restano le hit, quelle che tutti vogliono sentire e ti senti parte di un gruppo».
Ultima domanda da cui non possiamo esimerci: I ragazzi stanno bene?
«Sì, stanno benissimo (ride ndr), è buffo perché quella canzone è nata per descrivere le nuove generazioni, ma effettivamente è stato un titolo adatto per la raccolta delle nostre canzoni e dello stato di salute della band. Venticinque anni insieme è una cosa piuttosto rara».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Gennaio 2020, 05:01
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