«Mia figlia vittima di Sy piange all'improvviso»

«Mia figlia vittima di Sy piange all'improvviso»
«Qualche giorno fa, mentre stavamo facendo l'albero di Natale, mi è caduta una fascetta da elettricista. Mia figlia l'ha raccolta e mi ha detto: «Con questa sono stata legata, poi è scoppiata a piangere».
Lo ha raccontato in aula, sentita come testimone, la mamma di una ragazzina che fu sequestrata insieme a un'altra cinquantina di compagni di classe, due insegnanti e una bidella, sul bus che fu dirottato e incendiato dall'autista senegalese Ousseynou Sy, lo scorso 20 marzo a San Donato Milanese.
Secondo la ricostruzione, il 47enne (accusato di sequestro di persona, strage e incendio) costrinse gli insegnanti a legare i polsi dei ragazzini con delle fascette di plastica da elettricista. «Nei giorni successivi all'episodio - ha raccontato la donna davanti alla Corte d'Assise - mia figlia era molto agitata, ansiosa, se uscivamo stava attenta a tutto quello che la circondava, e se incontrava uomini mi faceva cambiare direzione». E ancora: «Non vuole vedere che utilizziamo coltelli, quando lo facciamo esce dalla stanza. In famiglia oggi stiamo abbastanza bene, non parliamo mai dell'accaduto, ma stiamo più attenti a tutto quello che ci circonda».
L'udienza di ieri davanti è stata dedicata alle testimonianza dei genitori dei ragazzini: le piccole vittime - che sono già state tutte ascoltate dagli invetigatori - non saranno sentite in aula. «Per loro sarebbe un massacro psicologico», ha sottolineato Alberto Nobili, procuratore capo del pool antiterrorismo.
Un'altra mamma ha raccontato che sua figlia dopo il giorno del sequestro «ha manifestato ansia e disturbi durante la notte, e quanto per caso sente puzza di benzina ha immediatamente i conati di vomito e si intristisce» anche se la piccola «si è sempre rifiutata di parlare con psicoterapeuti».

Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Dicembre 2019, 05:01
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