Il lavoro agile durante la quarantena? Promosso dai dipendenti del Comune, ma rimangono

Il lavoro agile durante la quarantena? Promosso dai dipendenti del Comune, ma rimangono punti grigi. Come il tema di conciliare il tempo del lavoro con quello per la famiglia, la dotazione di strumenti adeguati e il supporto per combinare lo smart working e la gestione familiare. A parte alcune criticità, comunque, il livello di soddisfazione medio è stato buono: 7,7 su un totale di 10 punti.
È quanto emerso durante un confronto sullo smart working tra assessori, tra cui quella al Lavoro Cristina Tajani e il professore di diritto del lavoro Bocconi, Maurizio Del Conte. «Dai 310 dipendenti che usufruivano dello smart working nel periodo pre Covid siamo passati ai circa 7mila del periodo di lockdown», ha spiegato Tajani, su un totale di 14mila. Anche se, ha spiegato l'assessora, si trattava di una situazione diversa: «I 310 lavoratori che ne usufruivano non passavano 5 giorni su 5 in remoto: il contratto implicava alcuni giorni al mese, 3 o 4, in cui si poteva lavorare a distanza».
Il profilo del lavoratore agile straordinario? Donna per il 65%, tra 36 e 55 anni, con il 41% che svolge lavoro di tipo amministrativo, di staff o gestionale, 13% attività di controllo del territorio/protezione civile tipico della polizia locale.
Per l'indice di produttività percepito, sia per il singolo sia per i gruppi, la percezione è che non sia cambiato, anzi per alcuni la produttività è cresciuta, mentre per altri è cresciuta di molto. Il 72,5 per cento ha inoltre risposto di ritenere di aver acquisito nuove competenze e conoscenze. Lo smart working era stato nei giorni scorsi al centro delle polemiche dopo che il sindaco Giuseppe Sala aveva spronato i milanesi a tornare al lavoro reale paventando da un lato l'effetto grotta e dall'altro dicendo che così la città risulta desertificata. (P.Pas.)

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Giugno 2020, 05:01
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