Riforme, caos sul voto: Forza Italia
si divide, M5S pronto all'Aventino

Riforme, caos sul voto: Forza Italia si divide, M5S pronto all'Aventino

di Alessandra Severini
ROMA - La riforma costituzionale arriva al voto di Montecitorio tra malumori e spaccature. Il governo non corre rischi con i numeri della Camera e continua a tirare dritto.





Renzi non ha intenzione di fare ulteriori concessioni sia sulla riforma costituzionale sia sull'Italicum. In teoria il governo può arrivare agilmente a 380 voti, ai quali si potrebbero aggiungere alcuni sì dall'opposizione e da ex grillini. Lorenzo Battista, senatore ex M5s, ha suggerito ai colleghi fuoriusciti di creare un nuovo gruppo al Senato (dove la maggioranza è molto più risicata) che appoggi il governo e chieda in cambio un ministero.



Nessun problema dovrebbe venire al premier dal suo partito. Solo pochi deputati dem non parteciperanno al voto della riforma (Civati, Fassina). Gli altri ribelli voteranno il provvedimento nonostante minacce e riserve e sposteranno la vera battaglia sulla legge elettorale, chiedendo la cancellazione dei capilista bloccati. Il M5s ha confermato la scelta aventiniana: non parteciperà al voto. Saranno invece ai loro posti e voteranno no i deputati della Lega, di Sel, di Fdi-An.



La riunione del gruppo di FI ha ribadito la linea dettata dal leader Berlusconi: voto contrario nonostante la condivisione iniziale benedetta dal Patto del Nazareno. Ma il partito è tutt'altro che compatto, i verdiniani hanno chiesto (inutilmente) che si scegliesse l'astensione. Alcuni deputati azzurri non saranno in aula, altri ancora potrebbero votare a favore. “Stavolta disubbidirò al presidente Berlusconi” dice la pasdaran Daniela Santanchè.



In un partito ormai allo sbando, dove la leadership di Berlusconi stenta ad imporsi, in molti ritengono che la linea dura contro il governo sia stata voluta dal Cavaliere per compiacere Salvini, con cui è in ballo l'alleanza per le Regionali. Ma anche la Lega ha i suoi problemi. Il Carroccio ha prorogato di un giorno l'ultimatum in cui si chiedeva a Flavio Tosi di decidere tra la sua Fondazione e l'appartenenza al partito. Altre 24 ore per sperare in una mediazione che però appare difficile. Il sindaco di Verona non sembra disposto a cedere: “Non abbandonerò la mia Fondazione. Se la Lega decidesse di espellermi sono libero di fare qualsiasi cosa, compreso candidarmi”.

Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Marzo 2015, 12:26
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