Rubano al papà il telefono del figlio morto
in un incidente. L'appello al ladro: "Ridatemelo"
di Bianca Francavilla
«Avevo appena finito di lavorare - spiega Carlo -, i ragazzi erano già andati via. Stavo parlando al telefono, poi l'ho appoggiato un attimo e sono andato in bagno. Il tempo di tornare e non c'era più». Un furto insolito, considerando che il negozio è al primo piano e che il telefono non è certo dei più attraenti: è un Samsung che neanche producono più, che aveva valore solo un inestimabile valore affettivo. «Matteo non lo usava più quel telefono, lo sa come sono i ragazzi oggi, no? Ne aveva uno nuovo che funzionava meglio, che è andato distrutto il giorno dell'incidente. Da quando Matteo non c'è più sono riuscito a rigenerare questo che usava prima, perché non era più funzionante, e lo tenevo gelosamente. Aveva un sacco di difetti: non si riusciva ad accendere né a spegnere, per questo stavo attento a non farlo scaricare mai. Lo avevo anche portato a riparare, ma mi hanno consigliato di non farlo. Se qualcosa fosse andato storto e avessi perso tutti i ricordi di Matteo?».
Così quel telefono, con una cover che ritraeva Matteo e la sorella Francesca insieme, era diventato il mezzo per far sembrare che Matteo fosse ancora qui e dimenticare quel tragico incidente. «Lo utilizzavo come mio cellulare. Avevo passato lì la mia rubrica. Ora che me lo hanno rubato mi sento in colpa nei suoi riguardi: avevo questo oggetto e dovevo custodirlo. Spesso quando mi capitava di dimenticarlo in macchina tornavo di corsa indietro a prenderlo. Magari per una stupidaggine mi rompevano il vetro e lo portavano via». Carlo ha provato in tutti i modi a riavere con sé il cellulare. Non gli interessa chi l'ha preso o per quale motivo, spera solo che possa mettersi una mano sul cuore e riportarlo a casa. «Sono passati una decina di giorni del giorno del furto: era un martedì sera. Ho sporto denuncia alla Polizia e parlato con il commissario. Ho scritto dappertutto, sui social e ai giornali per ritrovarlo. Magari chi lo ha rubato prova vergogna, ma non fa niente: non deve ridarlo per forza a me. Basta che trova un modo per ridarmi almeno questo piccolo grande sollievo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Aprile 2017, 15:52
© RIPRODUZIONE RISERVATA