Rubano al papà il telefono del figlio morto
in un incidente. L'appello al ladro: "Ridatemelo"

Rubano al papà il telefono del figlio morto in un incidente. L'appello al ladro

di Bianca Francavilla
Era l'11 gennaio del 2016 quando Matteo Di Console, 25 anni, ha perso la vita in un incidente stradale. Tutto quello che è rimasto al papà Carlo, parrucchiere di Cisterna di Latina, era un vecchio cellulare del figlio con dentro 5.000 foto, conversazioni whatsapp, audio e numeri di telefono. Lo custodiva gelosamente, finché dieci giorni fa qualcuno non gliel'ha rubato. Ancora non riesce a rassegnarsi e ogni giorno controlla nelle aiuole, nella cassetta della posta e sotto al portone sperando che il ladro si sia fatto un esame di coscienza e l'abbia riportato indietro.

«Avevo appena finito di lavorare - spiega Carlo -, i ragazzi erano già andati via. Stavo parlando al telefono, poi l'ho appoggiato un attimo e sono andato in bagno. Il tempo di tornare e non c'era più». Un furto insolito, considerando che il negozio è al primo piano e che il telefono non è certo dei più attraenti: è un Samsung che neanche producono più, che aveva valore solo un inestimabile valore affettivo. «Matteo non lo usava più quel telefono, lo sa come sono i ragazzi oggi, no? Ne aveva uno nuovo che funzionava meglio, che è andato distrutto il giorno dell'incidente. Da quando Matteo non c'è più sono riuscito a rigenerare questo che usava prima, perché non era più funzionante, e lo tenevo gelosamente. Aveva un sacco di difetti: non si riusciva ad accendere né a spegnere, per questo stavo attento a non farlo scaricare mai. Lo avevo anche portato a riparare, ma mi hanno consigliato di non farlo. Se qualcosa fosse andato storto e avessi perso tutti i ricordi di Matteo?».

Così quel telefono, con una cover che ritraeva Matteo e la sorella Francesca insieme, era diventato il mezzo per far sembrare che Matteo fosse ancora qui e dimenticare quel tragico incidente. «Lo utilizzavo come mio cellulare. Avevo passato lì la mia rubrica. Ora che me lo hanno rubato mi sento in colpa nei suoi riguardi: avevo questo oggetto e dovevo custodirlo. Spesso quando mi capitava di dimenticarlo in macchina tornavo di corsa indietro a prenderlo. Magari per una stupidaggine mi rompevano il vetro e lo portavano via». Carlo ha provato in tutti i modi a riavere con sé il cellulare. Non gli interessa chi l'ha preso o per quale motivo, spera solo che possa mettersi una mano sul cuore e riportarlo a casa. «Sono passati una decina di giorni del giorno del furto: era un martedì sera. Ho sporto denuncia alla Polizia e parlato con il commissario. Ho scritto dappertutto, sui social e ai giornali per ritrovarlo. Magari chi lo ha rubato prova vergogna, ma non fa niente: non deve ridarlo per forza a me. Basta che trova un modo per ridarmi almeno questo piccolo grande sollievo».   
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Aprile 2017, 15:52
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