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In carcere 30 anni per stupro: ma potrebbe essere innocente

di Ida Artiaco
George Perrot aveva 17 anni quando, nel 1985, è stato condannato a 30 anni di carcere per aver violentato una donna molto più grande di lui. Oggi, a 47 anni, gli viene data una nuova possibilità di vita: ieri, infatti, un giudice dello Stato del Massachusetts ha ordinato l’apertura di un nuovo processo a carico dell’uomo.


Sembra infatti che la testimonianza rilasciata da un agente dell’Fbi, secondo il quale sul corpo della vittima sarebbe stata trovata una ciocca di capelli dell’imputato, finora unica prova della sua colpevolezza, sia in realtà falsa.

La violenza si consumò nell’appartamento della vittima, allora 78enne, a Springfield. Dopo l’assalto, la donna denunciò l’accaduto e gli inquirenti trovarono una ciocca di capelli che è risultata poi appartenere a George Perrot, suo vicino di casa.

Già nel 2014 il Dipartimento di Giustizia americano aveva segnalato il caso di Perrot, insieme ad almeno un altro centinaio, perché inficiati dalle dichiarazioni errate rilasciate dagli agenti dell'Fbi circa le analisi sui capelli, considerate tutt’altro che precise. Nel 2015, poi, anche il Washington Post aveva gettato benzina sul fuoco, raccontando lo scandalo che aveva colpito la polizia federale degli States per aver falsificato la maggior parte delle perizie sui capelli elaborate tra il 1985 e il 2000: è risultato che il 95% di questi test su persone sottoposte a processo sono stati erronei.

Così, dopo 30 anni di sofferenze, il giudice Robert Kane ha scritto in un documento di 79 pagine, reso noto solo ieri, che «giustizia non è ancora stata fatta per Perrot, perché la prova dei capelli è stata usata all’epoca dei fatti come evidenza della sua presenza sulla scena del crimine, ma non si ha certezza di ciò». I media locali hanno anche sottolineato come in passato gli avvocati difensori di Perrot, che si è sempre dichiarato innocente, non siano mai riusciti a vincere in appello nonostante anche la vittima, ora defunta, avesse più volte descritto il suo aggressore rasato, a differenza dell’imputato.

Il caso ha una forte valenza simbolica. La madre dell’uomo e il suo team di avvocati hanno ringraziato il giudice per avergli dato una seconda chance. Non solo George Perrot potrebbe ben presto tornare libero, ma non avrebbe, probabilmente, mai dovuto essere dietro le sbarre.

In carcere 30 anni per stupro: ma potrebbe essere innocente

Pubblicato da Leggo - Il sito ufficiale su Venerdì 29 gennaio 2016

Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Gennaio 2016, 13:02
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