Napoli, le lacrime del boss che ordinò l'agguato: «Ferita la piccola Noemi, adesso ci arrestano tutti»

Le lacrime del boss che ordinò l'agguato a Noemi: «Adesso ci arrestano tutti»

di Leandro Del Gaudio
Piange, si dispera, non sta nella pelle per la rabbia e la paura. Ha una crisi di nervi, attacchi di panico, sta lì in lacrime davanti al figlio, davanti alla madre, che si mostra più impaurita di lui. Piange per le condizioni di quella creatura, mentre la madre - dal canto suo - lo esorta a pregare, sì a pregare, perché le condizioni di quella «creaturella» migliorino al più presto. 

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Eccolo Antonio Marigliano, presunto boss dei Formicola, indicato dalla Dda di Napoli come il mandante dell’agguato consumato il tre maggio in piazza Nazionale, quello in cui - per intenderci - rimase ferita Noemi, la nonna, oltre a Salvatore Nurcaro (target dell’agguato). Sono le intercettazioni a svelare il pianto del boss Antonio Marigliano, alias ‘o silano, che si dispera dopo aver appreso del ferimento della piccola, non tanto per il dramma di una bimba di quattro anni, ma per le conseguenze investigative che si sarebbero abbattute sul suo clan, sul suo retroterra familiare. Ed è questo travaso di bile - interamente intercettato dalla Procura - a rafforzare la convinzione dei pm su movente e mandante dell’agguato di piazza Nazionale. Dunque, per i pm non ci sono dubbi: è stato Antonio Marigliano ad armare la mano di Armando Del Re; è lui il mandante del delitto consumato dal suo (presunto) killer di fiducia, per chiudere i conti con Salvatore Nurcaro, a sua volta ritenuto responsabile di aver organizzato il pestaggio di Stanislao Marigliano (figlio di Antonio) e di aver provato a strappare la leadership in alcune piazze di spaccio in quel di San Giovanni a Teduccio.

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Ma torniamo all’intercettazione clou, quella del pianto. È l’otto maggio scorso, cinque giorni dopo l’agguato in cui è rimasta ferita Noemi, un’intera collettività vive momenti di rabbia, dolore, speranza, senso di impotenza. Il caso Noemi fa il giro dei telegiornali, anche nei circuiti nazionali si parla della resistenza della piccola eroina napoletana, mentre dall’opinione pubblica monta una sola richiesta: giustizia esemplare contro killer e mandanti. E il «silano» comprende che per lui e il suo gruppo tira una brutta aria. Sentiamo il ragionamento rivolto a mamma e figlio: «Il fatto di questa creatura mi preoccupa, che ci tengono a tutti quanti sotto!», dice il presunto boss alla mamma. Annotano gli esponenti delle forze dell’ordine: «Continua a piangere in uno stato di forte crisi ansiosa». E poi Marigliano insiste: «... a me preoccupa solo il fatto di questa creatura, che per via di questa creatura se la prendono pure con noi! Hai capito cosa mi preoccupa a me?». Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi e Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, da un mese è arrivata la chiusura formale dell’inchiesta. A sparare in piazza Nazionale - secondo la ricostruzione della Dda - sarebbe stato Armando Del Re, che si sarebbe avvalso dell’appoggio logistico del fratello Antonio, che gli avrebbe procurato lo scooter, rimanendo poi a visionare la scena del crimine, fino all’arrivo dell’ambulanza. Ora c’è anche il nome del presunto mandante, parliamo di Antonio Marigliano. Agli atti le dichiarazioni del boss rivale Umberto D’Amico, che ribadisce un concetto: «Riconosco dal video del telegiornale la sagoma del killer, non ho dubbi, si tratta di Armando Del Re. Riconosco anche il suo modus operandi, perché è uno che fa le cose sempre da solo (riferendosi alle azioni di sangue in solitaria), anche se agisce sempre in nome e per conto di Antonio Marigliano».

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Telegiornali, pentiti, intercettazioni. Già perché il video dell’uomo nero che spara e che sbaglia bersaglio, che scavalca la piccola riversa nel suo sangue, è arrivata anche in carcere. E scatena una crisi di nervi colta in diretta dalle cimici piazzate dalla Procura durante il colloquio tra parenti: «La paura mia è che per via di quella “creaturella” se la pigliano con tutti quanti, eh però qua i telegiornali, il tg3, si amplifica proprio assai hai capito? La gonfiano, hai capito come?». 

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Una vicenda che ha consentito di svelare gli interessi economici e gli equilibri criminali radicati nell’area metropolitana. Di recente arrestato per traffici di droga in Olanda, Nurcaro è ovviamente indicato come parte offesa. Ed è la droga a scatenare l’inferno di piazza Nazionale, oltre al riferimento al pestaggio subito dal figlio del boss Marigliano, che avrebbe scatenato la vendetta armata dei fratelli Del Re. Scenario che ora attende una conferma dinanzi ai giudici. 

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Difeso dal penalista Claudio Davino, Armando Del Re si è difeso dopo gli arresti, rivendicando la propria innocenza; stessa determinazione da parte di Antonio Del Re (difeso dai penalisti Antonietta Genovino e Leopoldo Perone), finito sotto processo grazie ad alcune immagini che lo ritraggono in sella alla moto usata per l’agguato di piazza Nazionale. Ora la parola passa alla Procura, pronta a chiedere il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, anche alla luce di quanto emerso dai colloquio intercettato: quello della «creaturella» ferita e della paura di finire al centro del pressing investigativo. 
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 28 Dicembre 2019, 09:01
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