Smart Working, nuova forma di libertà. Spanò: «Può favorire il ripopolamento dei piccoli borghi»

Francesco Spanò dell'Università Luiss Guido Carli nel libro Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni raccoglie considerazioni per riflettere sul ruolo del lavoro agile

Smart Working, nuova forma di libertà. Spanò: «Può favorire il ripopolamento dei piccoli borghi»

di Paolo Travisi

“Lo smart working è una nuova forma di libertà, accelerata dalla pandemia, e reso possibile dalla nuova era informatica, che consente di svolgere il lavoro in qualsiasi tempo e luogo” spiega Francesco Spanò, direttore risorse umane Università Luiss Guido Carli, che nel libro Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni, ha raccolto le considerazioni di professionisti in vari settori su un tema molto dibattuto, il cui futuro in Italia, oggi, appare piuttosto incerto.

Diminuisce lavoro agile

Durante la pandemia, infatti, la necessità di scongiurare un crash economico ha spinto con il turbo, il governo di allora, ad applicare le modalità di lavoro agile a tutte le categorie possibili, sia nel pubblico che nel privato. Il risultato è stato che 7 milioni di italiani hanno lavorato in smart working, mentre “oggi sono circa 3 milioni, ma si tratta per lo più di telelavoro, cioè di lavoro svolto in casa, mentre lo smart working è un’attività lavorativa che si può svolgere ovunque, senza limiti temporali, purché si raggiunga l’obiettivo”, precisa Spanò, secondo il quale “in Italia per pigrizia della classe dirigente, di molte imprese ed anche del legislatore” si sta abbandonando progressivamente l’idea dello smart working, ritornando ad un’era pre-Covid.

Nuova libertà

Ma qual è la connessione tra la libertà degli antichi e noi, tramite lo smart working? “Nasce da una riflessione sulla libertà, trattata da sempre da molti filosofi, tra cui Benjamin Constant che nel 1819, con un celebre discorso a Parigi spiegò come veniva concepita la libertà nel mondo antico, facendo l’esempio di Sparta, in cui era esercitata in modo collettivo nella piazza pubblica, l’agorà, in totale assenza di libertà individuale, perché era fondata sulla schiavitù e guerra, mentre i moderni del’800 si avvicinavano al modello di Atene, ovvero a quella libertà individuale in cui lo stato è sempre meno presente, come oggi.

Lo smart-working è da intendersi come una libertà post-moderna, frutto di quanto accaduto col Covid” spiega Spanò, secondo cui a livello normativo la situazione è ferma al testo del 2017.

Legge pre-Covid

“Dava la possibilità di un accordo tra datore e lavoratore, ma è insufficiente perché favorisce le grandi aziende, non coinvolge la PA e le Pmi. Anche se devo dire che il governo sta cercando di fare una politica per attrarre gli smart worker stranieri in italia, per esempio nei piccoli borghi”. Si, perché il lavoro agile, potrebbe anche favorire il ripopolamento dei piccoli borghi, sempre più spesso, svuotati ed abbandonati dai residenti. “A tal proposito due anni fa ci fu un disegno di legge presentato in Senato, che proponeva sgravi fiscali di alle aziende che avrebbe consentito per 5 anni continuativi lo smart working ed ai comuni di offrire case a prezzi molto agevolati, purché risiedano effettivamente nei piccoli borghi”.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Luglio 2023, 09:27
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