Torino choc, detenuta muore di fame in carcere: non mangiava dal 22 luglio. L'ira del Garante: «Non sapevamo»

Parla la garante comunale per i diritti dei detenuti a Torino Monica Cristina Gallo: «nessuno ci aveva informato»

Torino choc, detenuta muore di fame in carcere: non mangiava dal 22 luglio L'ira del Garante: «Non sapevamo»

di Redazione web

Le condizioni dei penitenziari italiani sono al collasso. Da tre settimane Susan John, 43 anni, rifiutava di mangiare e bere. Monitorata dai dottori del carcere ha respinto qualsiasi tipo di terapia. La detenuta, reclusa a Torino, ha iniziato lo sciopero della fame il 22 luglio scorso, giorno del suo arrivo nel penitenziario. Arrivava dalla Sicilia dove era avvenuto il processo per una condanna che aveva come termine previsto il mese di ottobre 2030.

Carol Maltesi, il killer Davide Fontana aggredito in carcere mentre dormiva, colpito dal compagno di cella

Detenuto uccide il compagno di cella, il dramma dopo una lite nel carcere di Velletri

Lo sciopero della fame

Il Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Sappe ha dato l'annuncio spiegando che a nulla sono servite le sollercitazioni ad alimentarsi da parte del personale e dei medici. Secondo quanto riportato dal Corriere Torino, ha riportato che il decesso intorno alle 3, nell'articolazione di salute mentale presso cui era ristretta la detenuta, è stato confermato dopo che la morte è stata accertata dal personale medico e paramedico del 118, immediatamente chiamato dagli agenti.

La 43enne si è sempre dichiarata innocente e si era rifiutata di assumere cibo e acqua in segno di protesta. 

Il 30 giugno scorso le detenute torinesi avevano scritto una lettera per denunciare l'ennesimo suicidio e denunciare le condizioni di vita negli istituti penitenziari della città.

La situazione delle carceri italiane

In Piemonte vi sono 12 istituti penitenziari.

In tutta Italia 189. La capienza regolamentare stabilita dal ministero della Giustizia è di circa 4mila reclusi, ma l'ultimo censimento ne conta in unità superiori. 

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «la situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l'ordine e la sicurezza. Da decenni chiediamo l'espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per farli scontare le pene nelle carceri dei loro Paesi; chiediamo inoltre di prevedere la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti».

«Non ci hanno informato»

«Sono rammaricata, ma dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona». È quanto affermato da Monica Cristina Gallo, garante comunale per i diritti dei detenuti a Torino, interpellata dall'ANSA in merito alla donna rinchiusa alle Vallette.

«I nostri contatti sono regolari - ha affermato - eppure nessuno ci aveva informato. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla. Però, almeno, avremmo potuto attivare le nostre procedure e tentare qualcosa». «Provo rammarico - ha concluso Gallo - perché le informazioni, in chiave preventiva, andrebbero scambiate. Credo che sia il minimo. Si tratta di salvare delle vite».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Agosto 2023, 17:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA