Roma, uccise la compagna dopo una lite: via al processo d'Appello bis per Francesco Carrieri

Roma, uccise la compagna dopo una lite: via al processo d'Appello bis per Francesco Carrieri

Via al processo d'Appello bis per Francesco Carrieri, il dirigente di banca condannato a 16 anni di reclusione per l'omicidio della compagna Michela di Pompeo, insegnante della Deutsche Schule, avvenuto a Roma il primo maggio del 2017. Lo ha deciso la Cassazione, che ha dubbi sulla configurabilità dell'aggravante dei futili motivi in seguito alla dichiarazione di semi-incapacità di intendere e volere dell'uomo stabilita in appello, nel 2019, con riduzione di pena da 30 a 16 anni di carcere.

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Francesco Carrieri colpì la vittima all'alba durante una discussione con un peso da ginnastica e lei morì nella casa di Via del Babuino. In base a quanto appreso dalla Suprema Corte, la Prima Sezione penale ha deciso il ricorso proposto dalla difesa di Carrieri, imputato del reato di omicidio volontario aggravato dai motivi futili, in danno della compagna Michela Di Pompeo, «colpita con un manubrio da palestra e con azione di strangolamento atipico». Il ricorso è stato proposto contro la sentenza del 28 novembre 2019 della Corte di assise di appello di Roma, che, in parziale riforma della sentenza emessa in data 8 ottobre 2019 dal Giudice della udienza preliminare del Tribunale di Roma, aveva riconosciuto all'imputato la seminfermità di mente e ridotto da trenta a sedici anni di reclusione la pena.

La sentenza «è stata annullata in relazione alla circostanza aggravante dei futili motivi di cui all'art. 61 n. 1 cod.

pen. Pertanto, dovrà essere rinnovato sul punto il giudizio da altra sezione della Corte di assise di appello di Roma». La vicenda fu ricostruita anche dopo le dichiarazioni dello stesso Carrieri. L'uomo, dopo l'arresto, ammise la sua responsabilità. «Quella sera eravamo rientrati da un week-end fuori - raccontò - Presi il suo telefono per vedere i messaggi, era la prima volta che le controllavo il telefono, forse era successo una volta. Lo avevo fatto per leggere cosa diceva della mia malattia con le sue amiche, qual era il giudizio nei miei confronti, non ho trovato niente d'importante».

«Alle 5 del mattino la svegliai, le dissi che non volevo tornare al lavoro e ci fu una lite - ha aggiunto Carrieri - perché lei voleva che tornassi al lavoro. Io dicevo tra me e me: 'io non sono un assassino' ma invece l'ho colpita. Poi non sapevo se era viva o morta e sono andato dai carabinieri a costituirmi. Non so perché le ho fatto del male, ho rovinato la sua vita e la vita di tutti». 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Maggio 2021, 10:31
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