Palazzo bruciato a Roma, le uscite di sicurezza erano sbarrate

Palazzo bruciato a Roma, le uscite di sicurezza erano sbarrate

di Emilio Orlando

Le porte d’emergenza ai piani erano sbarrate dai ponteggi esterni. Antonio D’Amato, l’ottantenne morto mentre tentava di salvare la compagna, rimasta imprigionate nelle fiamme, si poteva salvare. Ma non c’erano vie di fuga. E il fumo denso e il fuoco non gli ha dato scampo. È quanto emerso dai primi rilievi dei vigili del fuoco che indagano insieme alla polizia sull’incendio di Colli Aniene, divampato giovedì pomeriggio in via Edoardo D’Onofrio.

Oltre alla vittima sono rimaste intossicate tre persone, le cui condizioni di salute, secondo l’ultimo bollettino medico, sono stabili ed in via di miglioramento. L’inchiesta della procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dalla sostituta Roberta Capponi, punta a stabilire le responsabilità penali. Nel registro degli indagati non risulta ancora iscritto nessuno, ma con il passare delle ore le ipotesi di reato - disastro, omicidio e lesioni - potrebbero essere attribuite a persone note.

Gli investigatori hanno sequestrato alcuni locali sottostanti il palazzo, dove sono state ritrovate delle bombolette di resina, utilizzata per incollare i pannelli del cappotto termico, esplose durante il rogo e che ne hanno accelerato la combustione.

Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, quella maggiormente battuta rimane quella dell’incidente di cantiere. In un container, montato prima dei lavori nel cortile condominiale, sono stati sequestrati alcuni documenti, definiti interessanti dagli investigatori. Durante la notte la questura, insieme al IV distretto di polizia di San Basilio, ha predisposto un dispositivo anti sciacallaggio.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Giugno 2023, 06:00
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