Fabrizio Zampa, morto il giornalista firma storica del Messaggero. Dall'amicizia con Mina alle canzoni con Lucio Dalla: aveva 85 anni

Al Messaggero approdò nel 1970 e diventò subito una delle firme di punta degli Spettacoli

Fabrizio Zampa, morto il giornalista firma storica del Messaggero. Dall'amicizia con Mina alle canzoni con Lucio Dalla: aveva 85 anni

di Totò Rizzo

È morto Fabrizio Zampa, una vita per la musica e per il giornalismo, cronista e critico dei principali eventi nazionali e internazionali delle sette note dai primi anni ’70 ad oggi, firma storica de “Il Messaggero” per il sito del quale, aveva continuato a curare la rubrica “Il sopravvissuto”.

Zampa è morto alla clinica Ars Medica di Roma, assistito dai figli Massimiliano e Daniele. Aveva 85 anni.

Fabrizio Zampa, l’amore per la musica

L’amore per la musica Zampa lo aveva prima coltivato di persona suonando la batteria nei Flippers, complesso (a quei tempi non usava dire band) che era formato tra gli altri da Lucio Dalla, clarinetto e voce solista, Franco Bracardi, pianoforte e Massimo Catalano (lanciato poi verso la popolarità da Renzo Arbore in tv) contrabasso. Ebbero un discreto successo, i Flippers, arrivarono perfino secondi al Cantagiro anche se da supporters con “I watussi”, hit di Edoardo Vianello che accompagnavano nei concerti e nelle tournée. Ma qualche loro brano “in proprio” ebbe una buona eco tra i giovani che apprezzavano quel primo beat di casa nostra che aveva radici sia nel jazz che nel rock’n’roll. 

Dopo gli esordi musicali, per Fabrizio, figlio del regista Luigi Zampa, uno dei padri del neorealismo e della commedia all’italiana (da “L’onorevole Angelina”, ad “Anni facili”, “La romana”, “Il vigile”, “Il medico della mutua”), si aprirono le porte del giornalismo. Fu prima un fotografo (un’altra delle sue passioni) poi cominciò a scrivere di quel che più gli era congeniale e meglio conosceva, la musica.

Al “Messaggero” approdò nel 1970 e diventò subito una delle firme di punta degli Spettacoli e furono, fino e oltre la pensione, servizi da inviato (decine di Festival di Sanremo, rassegne internazionali), storiche interviste alle star del jazz, del pop, del rock, debutti di importanti tour.

Amico di gran parte delle celebrità delle sette note, fu lui a presentare a Mina – con la quale aveva una amicale complicità – un collega del suo giornale, un giovane ma già affermato inviato del “Messaggero”, Virgilio Crocco.

Che della “Tigre di Cremona” diventò il marito (era il padre di Benedetta, secondogenita della cantante) anche se il matrimonio durò poco e Crocco morì, ancora giovane, nel 1973 in un incidente stradale in America dove si era recato per un’inchiesta. Un choc terribile dal quale Mina faticò a riprendersi.

È stato una delle firme giornalistiche famose anche sul piano della visibilità. Per loquela mai banale o noiosa, anzi ironica e spesso irriverente, si lasciò felicemente coinvolgere dall’amico Renzo Arbore nelle sue avventure televisive (e anche cinematografiche) dell’enterteiner pugliese. Una “banda”, quella arboriana, perfettamente in sintonia con il carattere e il temperamento di Fabrizio, il cui motto sembrava “mai prendersi troppo sul serio”.

Zampa è stato pure uno dei primi giornalisti italiani “ad alta tecnologia”, un’altra delle sue passioni.  Non c’era evento in cui non sperimentasse una nuova diavoleria elettronica, che fosse un personal computer o uno strumento di trasmissione per trasmettere al giornale i pezzi. Era anche un buon “pollice verde” e, da bon vivant tiratardi, un irresistibile narratore di fatti e aneddoti. Lui, d’altronde, dentro e intorno alla musica, in oltre 60 anni, ne aveva vissuti tanti, da protagonista e da testimone.


Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Luglio 2023, 11:54
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