Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti potrà visionare i reperti: è la prima volta. Ma niente analisi

La richiesta per accertamenti di analisi è stata respinta dalla Cassazione

Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti potrà visionare i reperti: è la prima volta. Ma niente analisi

di Morgana Sgariglia

Vedere ma non toccare. Lunedì 13 maggio la difesa di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per l'omicidio di Yara Gambirasio, visionerà per la prima volta i reperti della vittima davanti ai giudici della Corte d'Assise di Bergamo. Non si tratterà di un'analisi perché il ricorso straordinario per accertamenti degli avvocati difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini ha ricevuto il no della Cassazione.

La loro intenzione era esaminare gli abiti della 13enne ginnasta di Brembate di Sopra (leggings, slip, scarpe, felpa e giubbotto) e il Dna, che ha incastrato Bossetti. Quest'ultimo aveva provato a far riaprire il caso, tuttavia il 3 giugno 2021 le istanze presentate dai suoi avvocati erano state rigettate dalla Corte d’Assise, compresa la rianalisi dei reperti per una possibile revisione del processo. Anche il famoso campione di Dna che ha condannato Bossetti non è più utilizzabile perché definitivamente esaurito. L'uomo è ora detenuto nel carcere di Bollate (Milano).

La scomparsa

Yara Gambirasio era una ginnasta tredicenne di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010, poi ritrovata morta il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d'Isola. Il corpo era stato preso a sprangate, aveva subìto un trauma cranico, aveva una ferita profonda al collo, e almeno sei da arma da taglio. All'inizio fu seguita la pista di Mohammed Fikri, operaio marocchino del cantiere edile di Mapello, in cui i cani molecolari avevano individuato le ultime tracce della ragazza. È stato arrestato e poi rilasciato a causa del fraintendimento di una frase in arabo.

Il riconoscimento tramite il Dna

Nel 2011 e nel 2014 viene rilevato del Dna maschile su slip e leggings di Yara e delle fibre tessili appartenenti ad un furgone bianco Iveco Daily passo 3450 modificato.

Il veicolo era attorno alla palestra dove Yara è stata avvistata l'ultima volta. Attraverso otto kit di Dna diversi si risalì ai genitori di quello che venne identificato come "Ignoto 1". Seguendo alcuni indizi, in un controllo stradale tramite un etilometro, fu prelevato il Dna a Massimo Bossetti e fu verificata la corrispondenza del suo Dna nucleare con quello trovato sulla vittima.

La dinamica del delitto

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Yara era salita sulla macchina dell'assassino ed era stata minacciata. Poi era stata portata in un posto isolato, seviziata, accoltellata e stordita con tre colpi alla testa per morire di freddo, quasi di sicuro dopo essere fuggita, in un campo che era a dieci chilometri da casa sua. 

L'arresto e l'ergastolo a Massimo Bossetti

Il 16 giugno 2014 Massimo Bossetti fu arrestato. All'epoca aveva 44 anni, era padre di tre figli e muratore di Mapello incensurato. Si dichiarò subito innocente ma il 26 febbraio 2015 la Procura di Bergamo lo dichiarò unico colpevole chiedendo il rinvio a giudizio e chiuse ufficialmente le indagini. La difesa contestò la prova genetica per la mancanza di Dna mitocondriale di Bossetti nella traccia genetica esaminata e la presunta non ripetibilità del test del Sna, eseguito in sua assenza. 

Il primo luglio 2016 la Corte d'Assise di Bergamo condannò all'ergastolo Bossetti per omicidio con l'aggravante della crudeltà e revocò all'uomo la responsabilità genitoriale sui tre figli. Il movente principale sarebbero state le avances a sfondo sessuale ma è rimasto sconosciuto il modo in cui l'uomo sia riuscito ad agganciare la vittima.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Aprile 2024, 19:35
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