Rock o pop, raffinata o grintosa. Nella sua carriera Irene Grandi ha mutato pelle, lavorato con artisti diversi tra loro - da Vasco Rossi a Stefano Bollani, affrontato con successo stili musicali differenti, è stata anche attrice nell’opera rock The Witches seed. Stasera la cantante fiorentina, 53 anni, si esibirà per la prima volta a La Milanesiana, la kermesse ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, al Volvo Studio, nell’ambito della serata su Intelligenza Artificiale. La scoperta delle parole. Si alternano sul palco letture del pioniere della ricerca sull’AI Luc Steels, del fisico Franco Prodi, del linguista Andrea Moro e dello scrittore Fabio Genovesi. E infine il live di Irene Grandi.
Contesto inedito per lei, la serata è sold out: con quale spirito arriva?
«La Milanesiana è una novità stimolante. In questo contenitore culturale molto vario porterò la musica, che è linguaggio che sta bene ovunque. A Milano poi il pubblico è molto partecipe e vivace».
Attualmente lei è in tour con un repertorio blues. Proporrà dei brani da questo live?
«Dal concerto di Io in blues, che ho già portato a Milano e che è piaciuto un sacco, riprenderò un brano del 1973 di Mina, E poi.
Intelligenza artificiale e musica: come vede questo rapporto?
«Difficile giudicare l’intelligenza artificiale senza conoscere caso per caso. L’idea che un robot sostituisca la creatività umana non mi piace ma è utile avere un numero enorme di dati e informazioni che possono servire all’uomo per creare soluzioni più nuove. Sono del ’69, ho vissuto quando non c’erano computer e telefonini. I rapporti erano più potenti, oggi si rinuncia al confronto umano per confrontarsi con le macchine».
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Giugno 2023, 06:50
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