Il ritorno di Frankie Hi-Nrg: «Il mio rap incontra il jazz, un mix tutto da ballare»

Il ritorno di Frankie Hi-Nrg: «Il mio rap incontra il jazz, un mix tutto da ballare»

di Francesca Binfarè

Aljazzeera feat. Frankie Hi-Nrg Mc & Giorgio Li Calzi saranno in concerto stasera al Festival di Villa Arconati (Castellazzo di Bollate, ore 20; biglietti 13 euro più prevendita). La serata si preannuncia come una festa della musica che unisce un trio (Manuel Pramotton sassofoni, Luca Mangani basso elettrico, Donato Stolfi batteria) che contamina il jazz con sonorità mediorientali e lo unisce alla tromba di Li Calzi e al rap di Frankie Hi-Nrg, uno dei padri del genere in Italia. Frankie ci racconta come sarà questo concerto.

Suona già da alcuni anni con Aljazzeera, ci racconta come vi siete trovati?

«Suoniamo insieme da quando ho partecipato al Torino Jazz Festival. Su richiesta di Aljazzeera e su intuizione di Li Calzi è nata questa collaborazione che si basa con l’idea del versus, cioè ci sono i miei testi e le loro musiche strumentali che si incontrano e si scontrano per un’ora in singolar tenzone».

Che tipo di concerto proporrete?

«I nostri due repertori si sono abbracciati. I musicisti di Aljazzeera portano le loro sonorità jazz con spirito di contaminazione legato al Medioriente e al Nordafrica, io aggiungo i testi delle mie canzoni e canto. Il nostro incontro musicale è particolare per il modo che hanno loro di interpretare il jazz, che non è il dixieland né il bebop. C’è un’attitudine punk in certi passaggi delle loro composizioni, dal mio punto di vista è stato molto semplice unirmi a loro.

Non è complesso il risultato di quello che facciamo perché è un jazz che non fa sentire ignorante il pubblico. Non ci si pone come una sonata per clavicembalo, che per gagliarda che sia incute un po’ di timore: noi vogliamo fare un happening».

Promettete divertimento?

«Spero che il pubblico si diverta proprio perché questo spettacolo non è un’orazione civile né hip hop da centro sociale né jazz paludato. È un concerto per ballare sul posto, viste le condizioni e le regole attuali».

Che legame c’è tra jazz e rap?

«Probabilmente un legame simile a quello che esiste tra metal e lirica, molto forte perché sono nati da matrici contigue. Sono musiche popolari create da autodidatti che hanno avuto la capacità di condizionare lo stile, il gusto e il modo di fare musica. Le jam session arrivano dal jazz e hanno contaminato tutti i generi. Il punto di partenza è stata una cultura povera autogeneratasi che ha attinto alla propria poesia come serbatoio da cui tirare fuori ingredienti per fare cosa nuova, come ha fatto l’hip hop. Certamente è avvenuto con storie diverse, che però in entrambi i casi si sono innestate su situazioni di disagio».

Conosce Villa Arconati?

«Ci ho già suonato. Chiunque lavori con la musica e la cultura ha un legame con questo posto, che è un luogo dell’anima».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Luglio 2021, 11:32
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