Delitto Macchi, Stefano Binda assolto in appello: «Non ho uccisa Lidia»
La sorella: «Sentenza affrettata»

Video
Stefano Binda è stato assolto e sarà scarcerato. Accusato di aver ucciso Lidia Macchi è stato assolto oggi in Corte d'Assise d'Appello di Milano e già in serata lascerà il carcere di Busto Arsizio. Per l'omicidio, il 51enne era stato arrestato il 15 gennaio del 2016 e condannato in primo grado all'ergastolo. L'uomo dopo circa tre anni e mezzo esce di cella. La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha ordinato la sua immediata scarcerazione dopo la lettura del dispositivo. Stefano Binda: «Sono innocente, non ho ucciso Lidia»​



LA SORELLA DI LIDIA MACCHI: «SENTENZA AFFRETTATA»
«Credo che servisse un minimo di approfondimento in più. Forse è stata una sentenza affrettata». Lo ha detto Stefania Macchi, la sorella di Lidia Macchi, commentando la sentenza con cui la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha mandato assolto Stefano Binda. Nei confronti dell'uomo, accusato dell'omicidio della giovane di Varese, è stato annullato il verdetto con cui in primo grado era stato condannato all'ergastolo. «Andremo avanti - ha aggiunto Stefania Macchi - Lidia non ce la restituirà nessuno, nemmeno questi trent'anni senza di lei». Atteso il ricorso del legale di parte civile, l'avv. Daniele Pizzi, contro l'assoluzione.
 
 

DIFESA BINDA: «SODDISFATTI DA ASSOLUZIONE», BINDA IMPASSIBILE 
«Sono un pò stordita, sono molto contenta e ora andiamo a casa, siamo stanchi». Così Patrizia Esposito, difensore di Stefano Binda commenta la sentenza d'appello che in riforma del primo grado, pronunciato lo scorso anno, ha cancellato l'ergastolo e ha assolto Binda ordinando l'immediata scarcerazione. Le motivazioni della decisione della prima sezione della corte d'assise d'appello saranno rese note tra 90 giorni. Binda, presente in aula in una gabbia protetto dal vetro, è rimasto quasi immobile, come sotto choc, quando è stato pronunciata la sentenza: nessuna lacrima o frase rivolta ai presenti. Dopo il ritorno nel carcere di Busto Arsizio (Varese) per le pratiche burocratiche, l'imputato potrà tornare a casa.

«IN MORTE DI UN'AMICA», LA LETTERA DEL CASO MACCHI 
La svolta nel 2016 nelle indagini sull'omicidio di Lidia Macchi, prima del colpo di scena di oggi con l'assoluzione di Stefano Binda e il ribaltamento della sentenza di primo grado, arrivò da una testimone che riconobbe la grafia di Binda nella lettera anonima, spedita il giorno dei funerali della ragazza il 10 gennaio del 1987. «Mi colpiva la grafia in quanto da subito mi è parsa familiare (...) così andavo a riprendere le cartoline che mi aveva spedito in quegli anni Stefano e con sorpresa notavo una grande somiglianza della grafia» disse la donna, dando l'elemento che avrebbe riaperto il caso dopo 30 anni. Una perizia comparativa, poi, tra quelle cartoline e lo «scritto» anonimo ha permesso, stando a quanto scrisse il gip all'epoca, di «disvelare» l'autore di quel «componimento in versi», ossia lo stesso Binda. Anche durante il processo di primo grado presso la Corte d'Assise di Varese un perito grafologo della Procura sentenziò che la grafia della missiva era riconducibile a Stefano Binda e sottolineò anche come il foglio su cui la lettera fu scritta era compatibile con un quaderno trovato in casa dell'uomo. Durante il processo d'appello concluso oggi con l'assoluzione di Binda, un nuovo teste, l'avvocato Piergiorgio Vittorini, ha rivelato di avere ricevuto una confidenza da un suo cliente che si sarebbe attribuito la paternità della lettera. «Il segreto mi sta lacerando l'anima, ho una famiglia, ho dei figli. Ho scritto io la lettera inviata alla famiglia di Lidia Macchi»: queste le parole che l'uomo ha detto all'avvocato che non ha rivelato il nome del cliente avvalendosi del segreto professionale. Questo il testo integrale della lettera-poesia dal titolo «In morte di un'amica» inviato alla famiglia Macchi il 10 gennaio 1987. La lettera era scritta in stampatello su un foglio bianco. In morte di un'amica La morte urla/contro il suo destino./ Grida di orrore/per essere morte:/orrenda cesura,/strazio di carni. La morte grida/e grida/l'uomo della croce. Rifuto,/il grande rifiuto. La lotta/la guerra di sempre. E la madre,/la tenera madre/con i fratelli in pianto. Perchè io./Perchè tu. Perchè, in questa notte di gelo,/che le stelle son così belle, il corpo offeso,/velo di tempio strappato,/giace. Come puoi rimanere/appeso al legno. In nome della giustizia,/nel nome dell'uomo, nel nome del/rispetto per l'uomo,/passi da noi il calice. Ma la tetra signora/grida alte/le sue ragioni. Consumatus est/questo lo scritto dell'antichissimo errore E tu/agnello senza macchia/e tu/agnello purificato che pieghi il capo/timoroso e docile,/agnello sacrificale, che nulla strepiti,/non un lamento. Eppure un suono,/persiste una brezza/ristoro alle nostre aride valli/in questa notte di pianti. Nel nome di Lui,/di colui che cui ha preceduto, crocifissa,/sospesa a due travi. Nel nome del Padre/sia la tua volontà.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Luglio 2019, 22:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA