Bruni: «Impossibile il teatro a distanza. Chiuderemo a tempo indeterminato»

Bruni: «Impossibile il teatro a distanza. Chiuderemo a tempo indeterminato»

di Elena Benelli
«Non possiamo fare Romeo e Giulietta a due metri di distanza. Il distanziamento è impossibile sul palco». 
Ferdinando Bruni, (nella foto) fondatore del teatro dell’Elfo riflette sul dopo-emergenza. «Che i teatri saranno gli ultimi a riaprire ormai è assodato, ma quando si parla di riapertura non ci si ricorda degli attori, dei cantanti, degli orchestrali, che si devono toccare, perché il teatro è fisico ed è difficile ripensarlo in altri termini perché è quella cosa lì, da 2500 anni». 

E per il regista è anche «preoccupante che su un settore come quello della cultura non si facciano ipotesi: abbiamo 150mila spettatori a stagione, coinvolgiamo più gente delle palestre, ma dei teatri non si parla mai se non per dire che saranno gli ultimi a riaprire. La nostra è l’unica forma di attività che rischia di essere sospesa a tempo indeterminato». Riaprire a settembre, per esempio, implicherebbe di tornare a lavorare a metà giugno, in produzioni che coinvolgono almeno 250 persone, ma con a capienza delle sale ridotta ad un terzo, per effetto del distanziamento, quindi con cifre che non potrebbero coprire i costi. «Sembra che questa cosa venga ignorata, anche se di positivo c’è che il ministero ha stanziato più di 30 milioni per lo spettacolo dal vivo» e molti spettatori hanno rinunciato al rimborso per gli spettacoli annullati. 

Il giorno della chiusura Bruni era in scena lo spettacolo Verso Tebe (di Bruni e Francesco Frongia) che racconta di una pestilenza si abbatte sulla città, mentre le ultime prove sono state di Diplomazia di C. Gely. Per la riapertura, però, non ci sarà bisogno di qualcosa di speciale: «Torneremo a fare quello che facevamo prima, ma la normalità per un po’ sarà vissuta in modo più forte perché sapremo ciò che abbiamo perso».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Aprile 2020, 08:54
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