Il coimputato di Salis resta in Italia
i giudici dicono no all’Ungheria

Niente estradizione per Marchesi. La Corte d’Appello di Milano: «Rischio trattamenti inumani»

Il coimputato di Salis resta in Italia i giudici dicono no all’Ungheria

di Giammarco Oberto

Non sarà spedito nelle carceri ungheresi, Gabriele Marchesi. Per ora. Perché se c'è «il rischio concreto di trattamenti inumani e degradanti», di «violazioni dei diritti fondamentali, di «tortura», come in Ungheria, «l'esecuzione del mandato» con la consegna dell'arrestato «deve essere rinviata». È il principio messo nero su bianco dalla Corte d'Appello di Milano, chiamata a esprimersi sull’estradizione richiesta da Budapest del giovane di 23 anni accusato insieme a Salis di due aggressioni contro militanti neonazisti che risalgono al 10 febbraio del 2023, a Budapest.

Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, i giudici della terza sezione penale della Corte d'Appello milanese hanno deciso che il giovane resta agli arresti domiciliari in Italia, in attesa che il ministero della giustizia ungherese fornisca informazioni sulla possibilità di «applicare una misura alternativa alla detenzione in carcere, come per esempio quella degli arresti domiciliari in Italia in virtù della normativa europea del 2009 che noi chiediamo da tempo per Ilaria Salis», ha spiegato l'avvocato Eugenio Loscola. La stessa Corte, però, precisa che «l'esecuzione del mandato» non può «essere abbandonata» e ha messo, infatti, in stand by la decisione sulla consegna di Marchesi rinviando il procedimento al 28 marzo, data entro cui Budapest dovrà dare le risposte attese.

Nel corso dell’udienza, avevano chiesto il rigetto della richiesta di consegna avanzata dall’Ungheria sia la procura generale di Milano, sia i difensori Eugenio Losco e Mauro Straini, che hanno definito «insufficienti e sprezzanti» le risposte che il ministero di Giustizia e il dipartimento di amministrazione penitenziaria ungheresi hanno fornito alle domande sulle condizioni dei detenuti nel Paese.

Intanto l'avvocato ungherese di Ilaria Salis ha detto di prevedere che «entro fine mese» saranno completate le procedure necessarie a richiedere gli arresti domiciliari a Budapest, tra cui il versamento di una cauzione di 20 milioni di fiorini ungheresi, equivalenti a oltre 51mila euro, e il reperimento di un «domicilio sicuro e sorvegliato» nella capitale ungherese.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Febbraio 2024, 06:00