Stupro di Palermo, dalla denuncia non si torna indietro

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La vittima dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio sarebbe stata sequestrata e minacciata la sera di lunedì di Pasquetta. A compiere il reato – per il quale al momento sono in corso le indagini – sarebbero stati un ragazzo di 19 anni e sua madre i quali, dopo aver incontrato la giovane a Ballarò, l’avrebbero costretta a seguirli in casa loro per poi intimarle con violenza di ritirare la denuncia. Il diciannovenne non fa parte del gruppo che della violenza di gruppo di luglio, ma era stato comunque denunciato  di violenza sessuale  dalla ragazza un paio di mesi prima.

Ora, a parte il triste destino di questa giovane siciliana così spesso al centro di episodi di violenza sessuale, ciò che mi ha colpito leggere è il fatto di «ritirare la denuncia».

Quello di violenza sessuale è uno dei reati considerati più gravi in assoluto, tanto che la pena può arrivare fino a 12 anni. Non è possibile procedere d’ufficio per le autorità, ossia occorre sempre che la vittima sporga querela. Ma, poi, la querela non può in alcun modo essere ritirata. La ratio di questa impossibilità è proprio tutelare le vittime di violenze sessuali da minacce e ritorsioni che le porterebbero tornare indietro, in alcuni casi, sulle denunce fatte. Un elemento non da poco. Possibile che sulla violenza contro le donne ci sia ancora così poca informazione?

Giornalista, autrice e conduttrice tv.

Da anni realizza reportage di approfondimento su ambiente, sostenibilità e temi sociali. L'argomento che più la appassiona è la parità di genere. È mamma di maschi.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Aprile 2024, 08:13
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