Stipendi, in Italia gli stessi di 30 anni fa: +1% dal 1991 contro il 32,5% dell’Ocse

Il rapporto Inapp: pesa la scarsa produttività a partire dalla seconda metà degli anni ‘90

Stipendi, in Italia gli stessi di 30 anni fa: +1% dal 1991 contro il 32,5% dell’Ocse

di Alessandra Severini

Da 30 anni gli stipendi dei lavoratori italiani sono fermi al palo. È un rapporto dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche a segnalare il triste dato italiano soprattutto se confrontato con quello dei paesi Ocse: tra il 1991 e il 2022 i salari reali nel nostro Paese sono rimasti pressoché invariati, con una crescita solo dell'1%, a differenza dei Paesi dell'area Ocse dove sono cresciuti in media del 32,5%.

La situazione è peggiorata negli ultimi anni: ecco perché

«Nella distribuzione del reddito - nota l'Inapp - si vede una caduta crescente della quota dei salari sul Pil e una crescente quota dei profitti (ormai stabilizzata su valori rispettivamente del 40% e del 60%). Ci sono forti dubbi - si legge nel report - sulla tenuta di tale modello nel lungo periodo». Negli ultimi anni la situazione è addirittura peggiorata, come fa notare l'Unione nazionale consumatori: «I salari reali non solo sono rimasti al palo ma sono diminuiti, non essendo stati adeguati al costo della vita decollato per colpa dell'inflazione». Per questo l'organizzazione chiede «il ritorno alla scala mobile almeno per chi ha retribuzioni fino a 35mila euro annui».

Crescita produttività: da 30 anni di gran lunga inferiore rispetto ai Paesi del G7

C'è un altro dato in cui l'Italia si classifica agli ultimi posti ed è quello relativo alla produttività: a partire dalla seconda metà degli anni Novanta la crescita della produttività è stata di gran lunga inferiore rispetto ai Paesi del G7, segnando un divario massimo nel 2021 pari al 25,5%.

Bassi salari e scarsa produttività, accanto alla scarsa formazione e a un welfare che fatica a proteggere tutti i lavoratori, sono fra i motivi principali di una crescita che in Italia rimane molto contratta.

Alta percentuale di lavoratori anziani

Ad influire su crescita e produttività c'è anche l'alta percentuale di lavoratori anziani: ogni 1.000 lavoratori di 19-39 anni ci sono ben 1.900 lavoratori adulti-anziani. Il settore che di gran lunga ha i lavoratori più anziani è quello della Pubblica amministrazione (3,9 lavoratori anziani ogni lavoratore giovane), seguito dal settore finanziario e assicurativo. I lavoratori italiani oltre ad essere malpagati (o forse proprio per questo) sono anche molto insoddisfatti. Nel rapporto si stima che il 14,6% degli occupati tra i 18 e i 74 anni (oltre 3,3 milioni di persone) abbia pensato di dimettersi. L'Inapp esorta anche a un migliore utilizzo degli incentivi pubblici per le nuove assunzioni. I dati dimostrano in effetti che gli incentivi non diano i frutti sperati: più della metà delle imprese coinvolte nella ricerca (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale ma solo il 14% sostiene di aver utilizzato almeno una delle misure previste dallo Stato.

riproduzione riservata ®


Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Dicembre 2023, 13:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA