Non è uno scherzo, ma è tutto messo nero su bianco nella convenzione siglata l'11 ottobre 2017 tra Rfi, Rete ferroviaria italiana, e i tre proprietari del terreno con vista sulle rotaie: in realtà - come scrive La Nuova Sardegna - due proprietari su tre non hanno firmato, il terzo l'ha fatto solo perché costretto, come ha precisato in allegato al documento di 15 pagine.
Siamo a San Giorgio, una manciata di chilometri dal centro abitato di Sassari. Un polmone verde, tante case e campagne, dove Sanna possiede un terreno di quattro ettari. Ma da qualche mese la gita in campagna è diventata un incubo. Perché il cancello d'ingresso si affaccia su una stradina privata sbarrata da un passaggio a livello protetto da barriere non automatizzate ma chiuse a chiave. E per inserire la chiave nel lucchetto, aprire le barriere ed entrare a casa propria, bisogna chiedere il permesso, anzi il nulla osta a Rfi, schiacciando il pulsante di un apparecchio, una specie di citofono piazzato a bordo strada.
Qualche secondo in stand by e poi il responso: positivo se il treno non è nei paraggi, negativo in caso contrario. A volte l'attesa dura anche 15 minuti. Ma non è finita. «Analoga procedura - racconta Pietrino Sanna al quotidiano sardo - va seguita dopo che si è passati e poi per tornare indietro». Tra andata e ritorno sono quattro volte in tutto. Sino all'ottobre scorso la procedura era diversa. Le barriere c'erano e si aprivano con la chiave in dotazione ai proprietari, ma non era necessario «citofonare» o telefonare a Rfi per chiedere il nulla osta. «Potevo andare e tornare quando volevo senza sottopormi alla procedura di identificazione - racconta - ma era comunque una scocciatura.
Per questo da tempo io e gli altri proprietari abbiamo sollecitato Rfi a disporre sbarre automatizzate. Un sistema che oltre a evitare perdite di tempo, garantirebbe maggiore sicurezza».
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Gennaio 2018, 18:48
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