Michele Ferretto, un 64enne di Mestre pensionato dal 2021, è stato colpito da una pesante richiesta dell'Inps: restituire 12.600 euro per aver lavorato dopo aver optato per la pensione anticipata con la formula "Quota 100". Nonostante avesse percepito solo 1.600 euro in cinque mesi da un lavoro occasionale presso l'agenzia di un amico, la legge prevede la non cumulabilità della pensione con redditi da lavoro dipendente, a meno che non derivino da lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui.
La pensione sospesa
Tutto è cominciato nel giugno del 2021, quando il pensionato, per arrotondare il reddito mensile, accetta la proposta di un amico di vecchia data per svolgere un lavoro nella sua agenzia: «Un contratto a chiamata - ha spiegato al Corriere della Sera – Lui sapeva che ero andato in pensione con quota 100, di certo non sapeva che avrei potuto lavorare solo tramite ritenute d’acconto, come me d’altronde. Se avessi saputo a cosa andavo in contro non l’avrei mai fatto, sarei un pazzo». Così firma il contratto e presta servizi occasionali a chiamata da giugno a ottobre, per un compenso medio di 320 euro al mese.
Cosa prevede la norma
Per i pensionati con quota 100, 102 e 103 la legge prevede la non cumulabilità della pensione con redditi da lavoro dipendente, a meno che non derivino da lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui: «I redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa svolta successivamente alla decorrenza della pensione – spiega il direttore regionale dell’Inps Veneto Filippo Pagano – comportano la sospensione dell’erogazione del trattamento pensionistico nell’anno di produzione dei predetti redditi. Ai fini dell’accertamento dell’incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro, i titolari di pensione devono presentare all’Istituto un’apposita dichiarazione già all’atto della domanda in via preventiva».
Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Gennaio 2024, 10:42
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