Camorra e ristoranti: in cella due medici insospettabili in affari con il clan Lo Russo
di Leandro Del Gaudio
Una vicenda complessa che si evolve nel tempo, a partire dal 2013-2014, quando vengono rilevati dagli insospettabili professionisti alcuni ristoranti del Lungomare caduti in sequestro nell'ambito dell'inchiesta a carico degli imprenditori Iorio e Potenza, fino ad approdare qualche mese fa quando viene registrata una sorta di tangente pagata alla camorra dagli stessi imprenditori apparentemente puliti.
In sintesi, i due medici, a fronte della formale veste di insospettabili professionisti, si rendevano prima disponibili a proteggere gli interessi dei titolari di note attività di ristorazione di Napoli, in quel momento detenuti e sotto processo (siamo tra il 2013 e il 2014), acquisendone i ristoranti, per poi diventare vittime di estorsione da parte degli stessi Lo Russo; fino a passare infine ad operare affari e investimenti con i fiduciari del clan Lo Russo.
Ma in cosa consistono le accuse mosse a carico dei due medici? Stando a quanto sta emergendo, sono gravemente indiziati del reimpiego in attività di ristorazione, di cospicue somme di denaro provenienti da attività illecite del clan Lo Russo, reato contestato assieme a Domenico Mollica e a Mariano Torre, già membro del gruppo di fuoco del clan e oggi collaboratore di giustizia. Anzi: oltre alle intercettazioni, al servizio di appostamento e di riprese effettuato dalla Dia, fondamentale è stata la collaborazione dell'ex killer dei Lo Russo, che ha deciso di pentirsi nel corso del processo per l'omicidio del minorenne della Sanità Gennaro Cesarano.
Si chiamano Antonio D’Ari, nato a Napoli nel 1981, dove svolge la professione di chirurgo estetico; e Luigi D’Ari (classe 1975) medico anestesista, i due professionisti arrestati nel corso del blitz della Dia sotto il coordinamento della Procura di Gianni Melillo. Entrambi vantano esperienze professionali alla Ruesh e nella clinica privata villa Bianca (attività ovviamente estranee a questo contesto investigativo).
Stando a quanto sta emergendo dalle pieghe di una indagine ancora in corso, i due professionisti vengono accusati di favoreggiamento per aver aiutato i fratelli Marco, Carmine e Massimiliano Iorio (estranei a quest’ultimo filone di indagine) nel periodo in cui erano agli arresti e vedevano le loro attività di ristorazione tra Chiaia e Lungomare sotto sequestro.
Avrebbero accettato di affittare i ristoranti sequestrati, anche grazie a un giro di denaro ritenuto quanto meno sospetto.
Andiamo con ordine. Avrebbero sottoscritto con l’amministrazione giudiziaria contratti in affitto d’azienda di alcuni ristoranti, assicurando ai fratelli Iorio, la gestione di fatto degli stessi ristoranti e il conseguimento di profitti economici. Una operazione andata in porto tra il febbraio 2013 e il marzo aprile del 2014.
In questa operazione avrebbero impiegato fino a 100mila euro, soldi riconducibili alla camorra dei Lo Russo, in uno scenario che fa registrare una svolta quando i locali tornano nella proprietà degli Iorio, nella seconda metà del 2015. Da allora sarebbe iniziato un rapporto che ha visto gli stessi professionisti diventare vittime di estorsione da parte dei loro stessi soci iniziali. Fatto sta che per il delitto di estorsione nei confronti dei due medici (costretti a versare una tangente mensile) sono sotto accusa Mollica e Torre; mentre Adriana Lo Russo è ai domiciliare per ricettazione, in quanto avrebbe fatto da sponda al presunto giro di mazzette.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Maggio 2018, 09:17
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