Mahmoud, decapitato e gettato in mare dai datori di lavoro a 19 anni: «La mannaia? Volevamo solo spaventarlo»

Per l'omicidio del giovane e soppressione di cadavere, sono accusati Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel e Mohamed Ali Abdelghani

Mahmoud, decapitato e gettato in mare dai datori di lavoro a 19 anni: «La mannaia? Volevamo solo spaventarlo»

di Nikita Moro

«È vero abbiamo comprato la mannaia ma non dovevamo ucciderlo, volevamo solo spaventarlo». Sono queste le parole pronunciate da Tito, il 27enne accusato, insieme al parente conosciuto come "Bob", di aver ucciso, mutilato e gettato in mare il 19enne Mahmoud Abdallà, il ragazzo che lavorava nella barberia gestita dai due uomini a Genova per conto di un parente. Il giovane è stato ucciso lo scorso luglio perché aveva deciso di cambiare lavoro e di denunciare «il lavoro in nero», alla guardia di finanza, durante un sopralluogo.

Adescato con una scusa, dopo avergli dato appuntamento, i due uomini avrebbero ucciso il giovane e fatto a pezzi. Poi hanno nascosto il cadavere in una valigia e gettato in mare.

Durante l'interrogatorio, Tito ha ammesso di aver preso parte alla vicenda, nonostante continui a puntare il dito contro il parente Bob.

L'omicidio

Ammazzato perché aveva deciso di cambiare lavoro per non essere più sfrutatto dai titolari della barberia.  Mahmoud è stato ucciso nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 luglio.

Poco prima dell'omicidio, il giovane era stato contattato con la scusa «di ricevere i soldi che gli spettavano come liquidazione», dopo il licenziamento, così come riporta Fanpage. L'appuntamento a Sestri, nella casa-dormitorio dove Tito e Bob avrebbero ucciso Mahmoud con un coltello e poi fatto a pezzi con una mannaia, comprata poche ore prima del delitto. Poi avrebbero messo il suo corpo in una valigia, trasportato in taxi e gettato in mare. Il suo corpo, con testa e mani mozzate, è stato ritrovato nelle acque antistanti il porticciolo di Santa Margherita.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Febbraio 2024, 20:37
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