Lite choc al semaforo, motociclista investito e ucciso: arriva una maxi condanna

L'accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Letizia Aloisio, aveva chiesto 24 anni

Lite choc al semaforo, motociclista investito e ucciso: arriva una maxi condanna

di Redazione web

Una banale lite ad un semaforo aveva avuto come conseguenza la morte di un uomo. Oggi la Corte d'Assise di Bergamo ha condannato a 14 anni per omicidio volontario un operaio cinquantenne di Montello, Vittorio Belotti: il 30 ottobre dell'anno scorso aveva speronato con la sua Fiat Panda un motociclista di 55 anni, Walter Monguzzi, di Osio Sotto, caduto a terra e travolto da un'altra auto, che arrivava dalla direzione opposta e che era morto all'istante. L'accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Letizia Aloisio, aveva chiesto 24 anni.

Il processo

Stamattina la Corte, presieduta dal giudice Giovanni Petillo, ha condannato Belotti con le attenuanti generiche che hanno prevalso sulle aggravanti. Assolto perché il fatto non sussiste, invece, dall'accusa di aver guidato sotto l'effetto di cocaina. Belotti, che si trova agli arresti domiciliari, era in aula al momento del pronunciamento della sentenza e non ha commentato la decisione della Corte, allontanandosi con la moglie. Il dramma si era consumato in pochi istanti, a un semaforo di Montello: Monguzzi era alla guida della sua moto, un modello Bmw Gs 1200, e aveva avuto una discussione con Belotti che, con la sua utilitaria, ne aveva speronato la moto. L'arrivo di un'altra auto, una Bmw M4 che giungeva dalla direzione opposta, era stata fatale per Monguzzi, che era stato travolto e ucciso.

Nelle precedenti udienze davanti alla Corte d'Assise erano stati ricostruiti i fatti di quella mattina.

Il legale difensore di Belotti, l'avvocato Andrea Pezzotta, lo scorso novembre aveva ripercorso quanto avvenuto in quei tre-quattro secondi, durante i quali una telecamera piazzata nella zona non aveva registrato nulla proprio per quei cinque secondi che si sarebbero rivelati fondamentali per ricostruire i fatti. L'avvocato aveva ripercorso le dichiarazioni di due testi, oltre alla donna alla guida dell'auto dietro quella dell'imputato, e le valutazioni del medico legale, secondo il quale «se non fosse sopraggiunta l'auto, le conseguenze non sarebbero state queste» e il fatto che la Bmw che ha poi travolto la vittima viaggiasse al di sopra dei limiti. Rilevato dal difensore anche il comportamento della stessa vittima, che «vuole proseguire nella discussione» dopo il battibecco al semaforo.

In aula oggi era presente anche la figlia di Monguzzi

 Nel corso del dibattimento erano state portate in aula diverse perizie di accusa e difesa. «Siamo soddisfatti dell'esito del processo - ha dichiarato l'avvocato Federico Pedersoli, legale della famiglia Monguzzi -. Secondo me sono state provate e riconosciute le nostre argomentazioni: si trattava di uno speronamento e, quindi, di omicidio volontario con motivi che erano futilissimi. Ne consegue una pena che scrive una pagina di giustizia per questo caso molto delicato anche dal punto di vista giuridico».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Dicembre 2023, 21:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA