Un anno complicato questo 2023 per l’industria italiana, che comunque non perde di competitività e guarda con moderato ottimismo al prossimo futuro. L’industria manifatturiera italiana fatica quest’anno e chiuderà il 2023 con un fatturato in lieve calo, per poi tornare a una moderata crescita nel 2024 e accelerare nel 2025.
Secondo il rapporto sui settori industriali presentato da Intesa Sanpaolo e Prometeia, nei primi 7 mesi del 2023 il fatturato ha registrato un ripiegamento tendenziale di poco inferiore al 2% (comunque inferiore a quello registrato dalla produzione industriale: -3,1% nel periodo gennaio-agosto). Dagli indicatori che monitorano il sentiment delle imprese emerge un quadro di peggioramento delle attese sulla produzione e sugli ordini interni ed esteri. La frenata è dovuta principalmente a “fattori esterni”, spiega Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo: «Dopo una pandemia, guerre e rialzo dei tassi è difficile uscire indenni».
Sul rallentamento del ciclo manifatturiero pesano soprattutto le difficoltà legate ai consumi interni. Il deterioramento del potere d'acquisto delle famiglie e l'aumento dei tassi d'interesse stanno penalizzando i beni durevoli per la casa (dopo l'exploit degli anni pandemici) e gli alimentari.
Che il momento sia difficile lo certifica anche il rapporto “L'economia delle regioni italiane” elaborato dalla Banca d'Italia. Considerate le singole regioni, il Pil risulta in calo in tutte quante. L’unica notizia positiva se vogliamo è che non si allarga il divario fra Nord e Sud, che anzi risente meno dell'impatto della frenata dell'industria. Il rapporto segnala poi che «nonostante il diffuso calo del tasso di disoccupazione, permangono ampi margini di forza lavoro inutilizzata, specialmente nelle regioni meridionali».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Novembre 2023, 06:00
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