Giovanni Padovani uccise Alessandra Matteuzzi: «Sono malato, curatemi». L'occhiolino all'avvocato che lo smentisce: è una messa in scena

L'ex calciatore e modello è accusato dell'omicidio di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa il 23 agosto del 2022 a Senigallia, nelle Marche

Giovanni Padovani uccise Alessandra Matteuzzi: «Sono malato, curatemi». L'occhiolino all'avvocato che lo smentisce: è una messa in scena

di Nikita Moro

Giovanni Padovani, l'ex calciatore di 28 anni che uccise la sua ragazza Alessandra Matteuzzi nell'agosto del 2022, spera nell'attenuante per infermità mentale. «Ho capito di essere malato, non sto bene, da solo non ce la faccio, ho bisogno del vostro aiuto, ed è anche questo il motivo per il quale avevamo chiesto di poter andare in una Rems», aveva detto in aula, davanti alla Corte d'Assise di Bologna. Un gesto fatto al suo avvocato durante un interrogatorio, svelerebbe in realtà la reale natura dell'accusato. Ma andiamo con ordine.

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La perizia psichiatrica

Secondo la perizia dei periti del tribunale, al momento della commissione del fatto, Padovani era capace di intendere e di volere e le voci che ammetterebbe di sentire sarebbero comunque sorte in carcere, a 4 mesi dall'omicidio. Dichiarazioni alle quali i periti danno poca credibilità, così come sostenuto anche dallo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi, durante la trasmissione "Quarto Grado" andata in onda su Rete 4 ieri 15 dicembre.

L'occhiolino

Il 15 febbraio del 2023, nel carcere di Bologna, Giovanni Padovani ha messo in scena una recita più che studiata per cercare di ottenere la grazia giudiziaria: l'incapacità di intendere e di volere mentre uccideva a martellate la sua ex ragazza Alessandra Matteuzzi, di 56 anni, sotto casa (a Senigallia, in provincia di Ancona).

«Rivedendo quella sorta di occhiolino durante l'interrogatorrio, possiamo dire che certamente viene furi la sua componente narcisitica e questo orienta verso la capacità e il controllo delle proprie emozioni», spiega Picozzi. «Anche raccontare dei deliri e delle allucinazioni, però, se sono veramente esistenti e hanno una base, sono accompagnati a queste verbalizzazioni anche da una partecipazione emotiva.

Non basta dire sento delle voci e fare delle facce». 

Una mossa, quella dell'occhiolino, strategica per la difesa. Ma, per Picozzi l'imputato starebbe recitando e «Fortuntamanete non è semplice simulare una malattia mentale. Gli psichiatri forensi sono preparati a coglierle», ha poi concluso il criminologo.


Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Dicembre 2023, 11:52
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