Filippo Turetta, la vita in carcere: cella singola, libri e niente lenzuola. Ecco gli appunti letti all'interrogatorio

Il 22enne è stato collocato nella sezione "psichiatrica sperimentale", dove vengono ristretti i detenuti a rischio suicidario o affetti da disturbi

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di Redazione web

Filippo Turetta è rinchiuso nel carcere Montorio di Verona da sabato scorso, dopo l'estradizione dalla Germania. Il 22enne, reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, è stato collocato nella sezione "psichiatrica sperimentale", dove vengono ristretti i detenuti a rischio suicidario o affetti da disturbi. Turetta passa le sue giornate da solo, all'interno di una cella singola con relativo bagno: due locali su cui vigilano gli occhi elettronici del sistema di sicurezza, consentendo la sorveglianza a monitor 24 ore su 24. 

Il carcere di Verona

Nello stesso istituti penitenziario - e probabilmente nello stesso reparto, secondo quanto rivela Il Gazzettino - si trovano anche Benno Neumair (che ammazzò i genitori Peter e Laura a Bolzano) e Alejandro Augusto Stephan Meran (che freddò i poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego a Trieste). 

 

Niente lenzuola e libri presi in prestito

Sul letto di Turetta c'è una coperta, ma nessun lenzuolo per evitare pericoli. Gli unici abiti a sua disposizione sono quelli forniti dal carcere. Solo quando (e se) passerà al reparto "protetti", i familiari potranno consegnargli il pacco con una lista di 26 possibili articoli, da «un pettine o spazzola di plastica» a «matite o una scatola di colori in legno», passando per i vestiti «puliti e di foggia conveniente», da aggiungere ai libri che secondo l'Adnkronos gli sono stati prestati dalla biblioteca interna: un giallo di Agatha Christie e il romanzo "La figlia del capitano" di Aleksandr Pukin.

 

 

Gli appunti letti all'interrogatorio

Davanti ai magistrati e agli avvocati, Turetta esercita la sua prerogativa di indagato sottoposto a misura restrittiva: annuncia che non risponderà alle domande, ma leggerà le poche righe appuntate su un foglietto.

In tutto sono 72 parole, gli basta meno di un minuto. Senza mai citare Giulia, né rivolgere il pensiero alla famiglia Cecchettin, il giovane si dice costernato per il delitto commesso e pronto a fare i conti con la giustizia: «Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro».

Il giovane dunque non chiarisce perché la dichiarata volontà di arrendersi sia sfumata nella fuga di una settimana fra l'Italia, l'Austria e la Germania, né tanto meno spiega il motivo per cui ha accoltellato a morte la donna che sosteneva di amare. Ma le sue affermazioni sembrano già aprire la porta alla richiesta di una perizia psichiatrica, magari con la formula dell'incidente probatorio, anche se al momento la difesa non ha avanzato alcun tipo di istanza, nemmeno per i domiciliari.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Dicembre 2023, 15:35
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