Verbali Cts desecretati, «gli esperti suggerirono lockdown solo al Nord». Ma il Governo scelse di chiudere l'Italia

Verbali Cts desecretati, «gli esperti suggerirono lockdown solo al Nord». Ma il Governo scelse di chiudere l'Italia

di Domenico Zurlo
Tolto il velo su cinque verbali (non tutti dunque) del Comitato tecnico scientifico, spuntano diverse informazioni interessanti dalle riunioni degli esperti che dovevano suggerire al Governo le strategie per affrontare la pandemia di coronavirus. Un verbale in particolare salta all'occhio e risale allo scorso 7 marzo: in quella data il Cts scriveva di aver individuato «le zone cui applicare le misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi all'intero territorio nazionale, nelle seguenti: Regione Lombardia, e province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro e Urbino; Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti». 


IL VERBALE DEGLI ATTI DEL CTS DESECRETATI 

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L'indicazione del Comitato tecnico scientifico al Governo era dunque di optare per misure differenziate per territori: in altre parole, un lockdown su base territoriale e non nazionale. Il giorno successivo, l'8 marzo, il premier Giuseppe Conte annunciò il Dpcm con il quale si disponeva, come suggerito dagli esperti, misure più stringenti per la Lombardia e altre 14 province (oltre a quelle individuate dal Cts si aggiungono anche Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli). 

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Il giorno dopo però, il 9 marzo, cambia tutto e arriva la chiusura totale di tutta Italia con il decreto #iorestoacasa, che prevedeva anche lo stop agli spostamenti, la chiusura delle scuole fino al 3 aprile e il blocco di ogni manifestazione sportiva, compresi i campionati di calcio. Il verbale del Cts sulle chiusure è del 7 marzo ed è il numero 21. Il verbale successivo pubblicato dalla Fondazione Einaudi è il numero 39 del 30 marzo. Per cui al momento mancano i verbali delle altre 18 riunioni degli esperti. Sul sito della Fondazione sono solo 5 i documenti consultabili. 

IL 28 FEBBRAIO: MISURE IN TRE REGIONI Lo scorso 28 febbraio, una settimana dopo l'individuazione del primo malato di Covid-19, il Comitato scriveva: «Le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano...una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus, tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste». Il Cts suggeriva dunque al governo una serie di misure più restrittive per le tre regioni dove il Coronavirus si stava maggiormente diffondendo.

Dieci giorni dopo la riunione del Cts, il governo adottò la misura del lockdown per la Lombardia e altre 14 province in Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. Gli esperti suggerivano in particolare la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate «di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico e privato», degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati e dei concorsi, la chiusura di scuole e università, il mantenimento dell'obbligo di chiusura per musei e per tutti i luoghi culturali. Quanto alle attività commerciali, il Cts consigliava la «soppressione dell'obbligo di chiusura» ma solo a condizione «dell'adozione di misure organizzative che consentano la fruizione nel rispetto della distanza di almeno un metro tra le persone».

IL 1 MARZO: NO ABBRACCI E STRETTE DI MANO Il 1 marzo scorso invece il Cts, in una delle riunioni dopo l'esplosione dell'epidemia, esprimeva «la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell'emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci». Il 9 marzo, poi, il premier Giuseppe Conte avrebbe annunciato il lockdown. Lo si legge in uno dei verbali del Comitato contenenti «informazioni non classificate controllate» resi disponibili ieri dal governo e pubblicati oggi dalla Fondazione Luigi Einaudi.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Agosto 2020, 17:21
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