«Sì alla castrazione chimica per gli stupratori seriali». I lettori di Leggo favorevoli alla proposta di Salvini

«Sì alla castrazione chimica per gli stupratori seriali». I lettori di Leggo favorevoli alla proposta di Salvini

di Domenico Zurlo
Castrazione chimica per gli stupratori? Dopo l'ultimo caso del romeno che a Milano ha abusato di una 70enne dopo una tentata rapina in casa. il ministro dell'Interno Matteo Salvini l'ha riproposta. Leggo.it ha posto il quesito ai propri lettori, ottenendo un risultato favorevole netto.
Ma cosa sappiamo davvero della castrazione chimica, e in quali nazioni viene applicatata? Innaniztutto all'estero non è una misura punitiva per il detenuto accusato di violenza sessuale, ma una misura alternativa per accedere alla libertà vigilata garantendo la sicurezza dei cittadini e delle potenziali vittime. Almeno in teoria, dato che la castrazione chimica - di cui esistono ancora pochi studi approfonditi - non garantisce un vero e proprio azzeramento della recidività di coloro che ne vengono sottoposti.
 


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DOVE SI FA
Poche le nazioni in cui vige l'obbligo della castrazione chimica, e pure con limiti stringenti. In Polonia si impone la procedura solo per i colpevoli di stupro verso parenti stretti o minori di 15 anni, in Russia per reati sessuali contro minori di 14 anni. Nei Paesi scandinavi, in Germania, in Francia e in Belgio il detenuto può accedere al trattamento per usufruire della libertà vigilata, ma è lui stesso che deve dare l'assenso non prima di essere pienamente informato sugli effetti collaterali. In Svezia, Finlandia e Germania ci sono forti limitazioni per i detenuti under 25, proprio per via dei rischi di danni permanenti all'apparato riproduttivo. Gli stati Usa in cui si può applicare la castrazione chimica sono soltanto 9.



IN COSA CONSISTE
La terapia prevede la somministrazione (in via endovenosa o tramite compresse) di farmaci come il medrossiprogesterone acetato (MPA) o il ciproterone acetato (CPA), che inibiscono la produzione ed il rilascio in circolo degli ormoni che stimolano la produzione di testosterone: questi farmaci interferiscono con l'ipotalamo, a sua volta collegato con l'ipofisi, che guida proprio l'attività di produzione dell'ormone da parte dei testicoli.
Il principio di base è che azzerare la produzione di testosterone porti ad un calo del desiderio, principio che però non è sempre valido: non pochi sono infatti i casi di recidiva anche durante il trattamento. Altra criticità è legata al pericolo di irreversibilità della cura e dei potenziali danni degli effetti collaterali: azzerare il testosterone porta infatti a cambiamenti fisici (come l'aumento di adipe sul corpo) con rischio di diabete e malattie cardiovascolari.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Ottobre 2018, 14:09
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